Genio e sregolatezza

nella città della Mole

Con I torinesi di Osvaldo Guerrieri, Neri Pozza ha avviato la pubblicazione di una serie di libri dedicati all’Italia ed ai suoi abitanti, nelle cui pagine si esplorano, con prospettive spesso originali, luoghi e caratteri del nostro Stivale. L’autore del volume, giornalista e critico teatrale de «La Stampa», tenta così di svelare la vera natura della personalità dei suoi concittadini, raccontando le vicende di trentuno personaggi, che nel bene e nel male sono entrati a far parte della storia di Torino. Per aprire la narrazione, dunque, chi altri poteva essere prescelto se non Cavour? Il conte è infatti considerato da Guerrieri, «l’aleph, l’origine, la pietra angolare di una nuova avventura torinese e italiana», poiché proprio il progetto Italia ha permesso di ufficializzare l’esistenza di Torino agli occhi del mondo. Saranno invece le vicissitudini di un altro torinese illustre, Gianni Agnelli, a chiudere la narrazione: nel corso di essa, tuttavia, si scopriranno anche le storie di personaggi meno noti, come il barone Marcel Bich, che sfruttò su scala industriale invenzioni come la penna biro, il rasoio monolama e l’accendino, diventando così, all’insaputa di molti, una figura cardine della nostra quotidianità. Fare la conoscenza dei torinesi di Guerrieri sarà una piacevole scoperta, poiché essi hanno dimostrato di possedere una personalità più creativa e sfaccettata di quella loro attribuita da testi come le Miserie ‘d monssú Travét di Bersezio, in cui Torino emergeva come una città di ministeri e di caserme, testarda, ipocrita e profondamente conformista.

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OSVALDO GUERRIERI, I torinesi, Neri Pozza Editore, Vicenza 2011, pp. 360, 17,50 euro

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