“Fulmini” e critiche su 14 anni di teatro

Chi come un grande critico, all’improvvido estensore di un libretto di poesie dal titolo Il Canto del cuculo, potrebbe scrivere fulmineamente su un giornale come sintetico giudizio oggi: «C’è un “cu” di troppo»? Roberto Barbolini è sanguigno e finissimo romanziere, saggista studioso di letteratura fantastica e del genere poliziesco, nonché critico teatrale. Il volume in questione raccoglie quattordici anni di fulminee e talvolta umorali critiche teatrali. Ben consapevole dell’estinzione e dell’ostilità della stampa verso la Critica in genere tiene alta nella brevitas, in godibili e chiare prose, la pratica, fino in Italia a probabile prossima estinzione. Da Kaosmos di Eugenio Barba (1996) a Intervista a Dio di Giorgio Manganelli (2010) è anche una ricognizione del meglio che si è rappresentato in Italia in questi ultimi anni. Assaggiamo quindi secondo il comandamento di Hume il famoso “budino” essendo questo l’unico modo di sapere di la da ogni disquisizione se è buono. A proposito di La ragione degli altri di Pirandello, regia di Massimo Castri (2001) Barbolini scrive: « Il triangolo è una figura geometrica inventata dai teatranti. Ma c’è triangolo e triangolo: quello della Ragione degli altri, testo giovanile di Pirandello dalla novella Il nido, ha quattro lati. Con buona pace del professor Odifreddi». Oppure: «O che bissabova! Oh che stramanio!» Le baruffe chiozzotte di Carlo Goldoni, regia di Pierluca Donin, Carcano, Milano 2005.

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