Frammenti di lettere in viaggio verso la fine

Un unico macrotesto, che si dà in un’infinità di frammenti, eloqui e stratificazioni contraddistingue questo libro di Nadia Agustoni, autrice cui la passione civile non ha mai fatto difetto e che si dà a una scrittura magmatica, forse in attesa di scioglimento. Distacco, straniamento, frammentazione e impossibilità contraddistinguono le ghiotte lettere di una fine, il cui fine è imperscrutabile e continuamente allontanato dal linguaggio, fra tangibilità delle parole e baluginamenti di rivolta morale. Al disancoramento semantico fra parole e cose, nella pluralità dei significati, su modello hofmannsthaliano della Lettera di Lord Chandos fa riscontro la vigilanza soggettiva di abitare un mondo e un orizzonte di senso. Le parole continuamente rimandano alla loro materialità e nel contempo all’esserne espropriate. Un frammento: «Toccare nella luce una luce più limpida / se bastava –l’autunno con le cose belle / che guardavi – adesso gli occhi sanno / tutto – vanno nel novembre in una fine / del ramo a staccarsi».

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Nadia Agustoni, Lettere della fineVydia Edizioni, Montecassiano 2015, pp. 168, 12 euro

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