Fantastiche vite vere di piacentini inventati

«Copiare il vero può essere una buona cosa, ma inventare il vero è meglio, molto meglio» diceva Giuseppe Verdi. «Inventare il vero» è il compito in cui si sono cimentati 12 aspiranti scrittori, selezionati dalla casa editrice piacentina Codex10 con un concorso e successivamente affiancati sulla carta da penne di maggiore esperienza. Il risultato è questo Dizionario biografico fantastico dei piacentini illustri: 280 pagine in cui i curatori Gabriele Dadati e Giovanni Battista Menzani hanno dato il “rompete le righe” ai partecipanti con l’invito a “inventare dal vero” biografie di personaggi piacentini più o meno veri, più o meno fittizi. Ne nasce uno “zibaldino” (giusto per citare Giovannino Guareschi, un altro grande emiliano che a sua volta amava “inventare il vero”) di personaggi e situazioni surreali e trasversali: c’è il ristoratore paesaggista e compagno di bevute di Ernest Hemingway (che si innamorò della Val Trebbia); c’è il guerriero cartaginese che ad Annibale e alle sue smargiassate in elefante preferì la più placida coltivazione della lattuga gentilina; c’è lo storico dell’arte «tutt’ora vivente» che nel 1965 smascherò “la bugia dei pisarei e fasò”; ci sono, avvertono i curatori, «matti ed extraterrestri, cani e topi, artisti falliti e cantanti da balera, perpetue e servi fedeli, macchinisti e bottonaie» che vivono e si muovono fra campi di terra grassa, antiche strade acciottolate e argini del Po. Tra i 12 “biografi” selezionati ci sono anche due lodigiane: sono Raffaella Musicò e Anna Costanza Tassotto Verdi.

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