Una prosa tagliente e lucida, vicina a Nabokov, un intreccio pieno di fascino e mistero, una capacità di leggere nell’animo e nelle vicende umane sentimenti forti e profondi, come senso di colpa, odio e vendetta: sono solo alcuni degli aspetti che rendono intrigante e pregnante la lettura dell’ultimo romanzo dell’irlandese John Banville, Un giorno d’estate, il cui motore è il ritrovamento del cadavere straziato di un magnate dell’editori, dedito ad azioni benefiche. L’ autore non lesina descrizioni di personaggi e di ambienti, sempre volte a fornire dati emozionali e a porre interrogativi e senso di attesa. Ne esce un giallo ricco di fatti e molto ben costruito, dal ribaltamento dell’incipit dalla soluzione scontata al continuo spostamento dell’eventuale colpevole, fino al coinvolgimento di insospettabili e al finale sospeso. E che dire del lucido ispettore Hackett, del tormentato anatomopatologo Quirke, del discreto assistente Sinclair e dell’inquieta ed elegante vedova Francoise d’ Aubigny? Personaggi abilmente delineati, avvolti dal sospetto, si muovono in un’atmosfera venata di un sottile humor nero, coinvolti in una matassa oscura difficile da dipanare, dietro l’ombra della confraternita “Amici del St. Christopher”, un orfanotrofio dai contorni sempre più nitidi. Non saranno più quelli che si pensava che fossero, nascosti come erano dietro le apparenze e i pregiudizi. Una lettura appassionante, un coinvolgimento assicurato fino all’ultima pagina quando la verità, inseguita da Quirke fino all’assolata Costa Azzurra, si disvelerà più orrenda che mai.
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