Due misteriosi delitti negli anni di piombo

È primavera del 1973 in una Milano plumbea, surreale, sovrastata oltre che dalla solita pesante cappa di smog da un clima ribollente e teso, dove gli omicidi e i delitti a sfondo politico si susseguono a ritmo incalzante. Una città irrequieta, demoniaca, in cui l’omicidio di un vecchio custode di un campo sportivo della periferia pare essere solo uno dei tanti crimini commessi dal classico gruppo di balordi. Sul pavimento l’uomo agonizzante ha però avuto la forza di incidere un numero, 63, per cercare di dare un indizio che possa portare all’individuazione dei suoi carnefici. Un delitto strano, privo di ogni movente, che vede le autorità di polizia brancolare nel buio, ma che desta ben presto l’attenzione del commissario Ofelio Guerini, pachidermica figura, dall’alto dei suoi 120 chili, di vecchio militante comunista, svezzato negli anni della lotta partigiana e ormai vulcanico signore di mezza età pervaso ancora dalle sue forti convinzioni ideologiche nonostante da anni, per una certa stanchezza interiore, abbia ormai abbandonato il partito. In primo luogo per la ben nota appartenenza alle file dell’estrema sinistra della vittima, Giuseppe Mantegazza, che danno immediatamente al delitto una chiara connotazione eversiva, secondariamente per una serie di coincidenze con un altro delitto commesso nell’inverno del 1972, quando il corpo senza vita di Sara Melzi, giovane studentessa diciassettenne, era stato rinvenuto con gli stessi identici numeri impressi sull’addome. Un giallo incalzante che ci riporta indietro con le lancette al clima infuocato degli anni di piombo.

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BIAGIO GOLDSTEIN BOLOCAN, Il lato oscuro della luna, Cairo, Milano 2012, pp. 317, 15 euro

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