Didatta e narratore, riecco Sommariva

Gianluigi Sommariva (Casalpusterlengo 1951), scrittore principalmente per ragazzi di ogni età, ha prodotto negli anni numerosi romanzi fra cui ricordiamo L’oro bizantino (Le Monnier, 2000) o Cara Armenia addio! (Il Rubino, 2008), affrontando i più diversi generi: dal romanzo di formazione, a quello storico, alla narrazione avventurosa. Con Le memorie del dottor Puntevirgola tenta ora la sorte più ardimentosa: rendere ai giovani lettori, attraverso una narrazione accattivante, ironica e talora scanzonata, i segreti della grammatica dal lessico alla sintassi. Non è cosa facile ibridare la tensione del linguista e del grammatico con quella del narratore, ma la cosa riesce per la capacità affabulante e di gioco col linguaggio, che Sommariva mette in campo e per quella di rimanere aderente ai casi più che reali della quotidianità, della corrività linguistica, con effetti ironici e di pastiche. In questo Sommariva mette a frutto la sua pluriennale e articolata esperienza di didatta, le naturali doti umoristiche e uno sguardo ormai distaccato ai disastri dell’“analfabetismo” e del “non pensiero”di vecchia e nuova formazione, anche se qualcuno si dispiacerà, per queste parole applicate a taluni effetti derivanti dai nuovi media e da una società massificata. In questo libro il narratore è in tensione col didatta e uno richiama l’altro in fugato, ma è il senso del narrare che fortunatamente prende campo come nel capitolo sullo “Sciopero dei libri” dove con levità e in forma paradossale è preso in considerazione il fenomeno dell’abbandono della lettura.

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