Dentro la psicanalisi tra scienza e verità

L’occasione di un’indagine sui rapporti fra psicanalisi ed epistemologia permette a Giovanni Sias di riprendere le fila sapienziali ed etiche intorno alla propria disciplina e al proprio percorso spirituale. Sias articola un “viaggio” attorno all’interrogazione psicanalitica e ai processi di fraintendimento che dalla scoperta freudiana hanno accompagnato un secolo abbondante di psicoanalisi. In questo viaggio secondo i principi di narratività e di variazione articola i temi a lui cari già emersi in Inventario di Psicanalisi (Bollati Boringhieri), Fuga a cinque voci (Antigone), in amplificazioni e in approfondimenti ulteriori. L’auspicio finale dopo l’uscita dall’uomo “cartesiano” senza il quale i termini epistemologia e psicoanalisi mettono in scena una palese estraneità è una rinnovata sapienza di cui scienza arte e psicoanalisi risultino un unico orizzonte conoscitivo. Un orizzonte auspicabile a chi come chi scrive pone la priorità del piano etico su quello estetico e conoscitivo, di un’etica che poco ha a che fare con morali ossificate, ma costituisce un orizzonte sempre aperto di esperienze del mondo. Una piccola considerazione a pag. 35 per capire l’impostazione di Sias: «La psicanalisi è un processo di formazione, e precisamente di educazione all’etica, che ciascuno compie da sé per quanto non possa produrlo da solo. Da sé l’attore dà vita al personaggio, ma non può farlo senza pubblico. E la psicanalisi è anche quel metodo intellettuale che cerca una ragione (una ragione come diceva Wittgenstein, e non una causa) dei processi psichici, dell’organizzazione inconscia che impone il suo risvolto tragico alla vita di ciascuno».

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