Dentro (e oltre) l’orrore infinito della Guerra

Robert von Ranke Graves, uno dei grandi intellettuali eclettici - poeta, saggista e scrittore - del secolo scorso, scrisse questa autobiografia a soli 33 anni, nel 1929, quando, ufficiale in congedo con una famiglia in frantumi e una patria che non riesce più a sopportare, dice Goodbye to all that e inizia l’avventura dell’esule (germinata ben prima, nell’animo), che trova il suo puerto seguro nella natura ancora semivergine dell’isola di Maiorca, dove scrive e soggiorna fino alla morte, avvenuta nel 1985. La parte iniziale del libro attinge al periodo dell’infanzia e della primissima adolescenza, trascorse prevalentemente a Wimbledon, dove abitano il padre irlandese e la nobile madre tedesca, e da cui il piccolo Graves si allontana per passare le vacanze nell’antica casa padronale del nonno vicino a Monaco di Baviera, piena di incanti e misteriose sorprese. È al termine di un inquieto pellegrinaggio tra non poche scuole che approda alla Charterhouse, una tra le più prestigiose istituzioni scolastiche private inglesi, dal clima dorato e ipocrita, intriso di sottaciuto classismo. Ma la Storia incalza e l’intera generazione di Graves verrà decimata dalla guerra imminente. L’allievo ufficiale che il comandante di compagnia definisce «poco militaresco e rompiscatole» si arruola nel glorioso reggimento dei Fucilieri del Galles, con il quale parte per la Francia settentrionale, alla volta di una delle più impressionanti e sistematiche carneficine che la storia abbia conosciuto. «Un terzo della mia generazione scolastica perse la vita» tira le somme in un passo della narrazione. Tutto l’orrore e l’assurdo, i morenti, i cadaveri e il disordine delle trincee, con avanzamenti o arretramenti di poche centinaia di metri che costano lo strazio di migliaia e migliaia di giovani, è riportato dallo scrittore con una precisione agghiacciante, laicamente pietosa, scandendo la cronaca di attese interminabili e feroci battaglie combattute a Béthune, Loos, Annezin, Cambrin, Ipres e tante altre località sulla linea del fronte, e scegliendo per raccontare uno sguardo per nulla fazioso, che prende onestamente atto di una crudeltà e di una condizione umana senza bandiera, per cui anche il mito dei tedeschi più crudeli degli Alleati viene sfatato e la risibilità delle convinzioni religiose e patriottiche emerge in tutta la sua desolante verità. Ogni motivazione precipita nella mattanza in atto sul teatro di guerra e gli uomini si aggrappano ai puri automatismi della sopravvivenza. Ci sono altri poeti, oltre a lui, in quell’inferno, tra cui il caro amico Sigfried Sassoon, che da sopravvissuto, anni dopo, esalterà il pacifismo e dovrà ricorrere, come molti reduci, a cure psichiatriche per sopportare il ritorno continuo di troppi fantasmi. Specie durante i brevi congedi il comandante Graves incontra molti grandi letterati e intellettuali dell’epoca: Aldous Huxley, Lytton Strachey, Bertrand Russell, Wilfred Owen. Il 16 luglio 1916 è ferito gravemente dall’esplosione di uno shrapnel, e i genitori, dopo l’avventata sentenza di un superiore che lo dichiara spacciato, ricevono una lettera formale di condoglianze, cui seguirà sulle colonne del «Times» una divertita smentita del supposto decesso. Il redivivo ufficiale, dopo quattro anni e mezzo in divisa, torna finalmente alla vita civile. Occorrerà molto tempo perché si attenuino le sofferenze psicologiche e le ricorrenti allucinazioni. Intanto, grazie all’interessamento di T.E. Lawrence, il mitico Lawrence d’Arabia, il poeta 31enne parte con la famiglia e insegna per alcuni mesi letteratura inglese all’Università del Cairo. Ma le avventure accademiche di gusto coloniale, così come l’apatico esotismo di quei luoghi, non fanno per lui. Si licenzia e torna in patria a secco di soldi, con i figli ancora piccoli e un matrimonio agli sgoccioli. Sono questi degli ultimi passi dell’autobiografia di un trentenne che è già ricca di cose vissute come al culmine di un percorso lunghissimo, con un nuovo capitolo che si sta per aprire oltremanica e quello della vecchia Inghilterra lasciato per sempre alle spalle.

Robert Graves Addio a tutto questoAdelphi, Milano 2017, pp. 398, 20 euro

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