Come stelle sporche nelle strade di Roma

Da un incrocio di sguardi tra la giornalista Carlotta Mismetti Capua e quattro ragazzini afgani «sporchi e dolci» sull’autobus 175 a Roma è nato il libro Come due stelle nel mare: «Quel giorno, era una sera di dicembre del 2008, mi si sono accesi oltre agli occhi delle lampadine professionali - spiega la giornalista - e mi sono chiesta: da dove arrivano questi ragazzi? Possibile che nessuno lo racconti?». Mismetti Capua aggancia quegli sguardi, li legge e inizia a percorrerli in una città come Roma dove quei ragazzi sono arrivati a piedi in fuga da un paese in guerra dal 1979. Percorrendo 4.950 chilometri in condizioni disperate, da Tagab a Roma, lungo le vie della tratta internazionale di droga, organi e bambini, per ritrovarsi alla Piramide Cestia tra l’indifferenza della gente. La giornalista se li prende subito a cuore, cerca di capire dove dormiranno e inizia un difficoltoso viaggio nelle istituzioni per cercare di aiutarli. Prima di essere trasposta su carta questa storia è stata raccontata da Mismetti Capua sulla popolare rete sociale di Facebook, in un gruppo di narrazione aperto a vari contributi e tutt’ora attivo, La città di Asterix. L’autrice racconta un Afghanistan romano. Da quella sera di tuoni e pioggia in poi cerca infatti di non perdere di vista questi giovanissimi afghani abbandonati (la mattina seguente ne ritroverà uno solo, Akmed), per loro compra cellulari, chiama le organizzazioni internazionali, se li porta pure a casa (rischiando una denuncia), si scontra con i pregiudizi e con la polizia e discende negli inferi di una burocrazia umiliante.

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