Chesi, il ragazzo fascista che “bruciò” Binda

Nel 1927 Alfredo Binda vinse praticamente tutto: il Giro d’Italia (con 12 tappe su 15), la prima edizione del Mondiale professionisti, l’allora prestigioso Giro di Lombardia e la Sei giorni su pista di Milano. Nella sua carriera Pietro Chesi, suo coetaneo, vinse una sola corsa: proprio nel 1927, battendo Binda di 9 minuti. Parrini racconta le storie parallele di due corridori troppo diversi per essere messi a confronto, se non fosse per quella pazzesca Milano-Sanremo del 1927. Chesi, toscano di Gambassi, era personaggio particolare: per allenarsi zavorrava la bici con una cesta di sassi e in gara non disdegnava qualche sosta a bordo strada per farsi un bicchiere di vino o trangugiare uova (il suo record, pare, fu di 28). In quella corsa, l’unica che figura nel suo palmares, sorprese tutti scattando prima di Tortona e arrivando solitario a Sanremo dopo 200 km di fuga. Fuori dalle corse Chesi abbracciò l’ideologia fascista e vi rimase fedele fino alla fine: accusato di spionaggio, fu fucilato dai partigiani nel 1945 a Firenze.

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Mauro Parrini, Pietro Chesi, il ciclista in camicia nera, Edizioni Mursia, Milano 2014, pp. 164, 14 euro

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