Capire il nostro Paese con gli occhi di Gaber

«Secondo me gli italiani hanno sempre avuto un rapporto conflittuale, ma la colpa non è certo dell’Italia, ma degli italiani che sono sempre stati un popolo indisciplinato, individualista, se vogliamo un po’ anarchico e ribelle, e troppo spesso cialtrone». È il primo graffiante pensiero che apre Quando parla Gaber, raccolta di frasi tratte da canzoni e scritti di Giorgio Gaber, cantautore e uomo di teatro che con le sue battute e con le sue domande ha provocato in modo intelligente e urticante non solo il mondo della politica e del potere in generale ma la società in ogni sua espressione. Guido Harari, dopo la biografia Illogica utopià pubblicato l’anno scorso, ha voluto proporre un’antologia del pensiero di Gaber per non consegnare alla storia un intellettuale fuori dagli schemi e per renderlo vivo anche nell’Italia di oggi. Quando parla Gaber è una sorta di manuale intelligente di sopravvivenza dove si possono pescare frasi, aforismi e sentenze scritti magari trent’anni fa ma ancora attuali. Sfogliare il libro è un vero piacere per la saggezza che l’autore trasmette, Gaber spaziava a tutto campo e sulla cultura aveva idee chiare: «Ma cos’é davvero la cultura? Credo sia una chiave per capire meglio quello che siamo. Deve essere circondata di silenzio. È impossibile che su problemi di qualsiasi tipo, di qualsiasi ordine, ognuno dica impunemente la sua e valgano le opinioni di tutti...». Un capitolo è dedicato alla libertà e non si trova solo la famosissima «la libertà è partecipazione» ma tante altre riflessioni, come la provocatoria: «La schiavitù è un bene prezioso».

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