Caduta e riscatto di una modella: l’ultima Sánchez
Questo libro ha vinto il premio Planeta, il più importante riconoscimento letterario spagnolo (secondo solo al Nobel come assegno a livello internazionale, con i suoi 600mila euro) e Clara Sánchez, l’autrice, è l’unica ad avere in bacheca anche il Nadal e l’Alfaguara, gli altri due maggiori allori di Spagna. Ci si aspetterebbe, dunque, aprendolo, di immergersi in una lettura capace di destare emozioni ma anche di solleticare il gusto di chi ama il bello scrivere. Purtroppo non è così. E la delusione è pari solo alla sorpresa. Le cose che sai di me è un libro incompiuto, sbozzato, quasi che l’autrice sia stata spinta a scriverlo per esigenze diverse da quelle creative e non abbia avuto né il soggetto adatto, né il tempo e il modo sufficienti per svolgerlo come Dio comanda (e come altrove ha dimostrato di saper fare). E questo a dispetto di quanto il Premio abbia sancito, evidentemente basandosi su logiche che poco hanno a che vedere con la letteratura e molto con il mercato (Sánchez è una garanzia di copie vendute e in tempi di magra, sull’Ebro come lungo il Po, tutto vale...). Ma prima ancora dell’esiguità della storia - la caduta e il riscatto di Patricia, una ricca modella sposata con un pittore di belle speranze, grazie all’incontro con una sorta di “santona” provata dalla vita - a colpire
negativamente è la scrittura. Una scrittura che vuole essere leggera, come leggera è la giovane protagonista baciata dalla fortuna e poco abituata a farsi domande sulla vita, ma che risulta troppo spesso banale, di scarsa consistenza quando non mediocre e ripetitiva. Talora con risultati imbarazzanti (su cui poco ha potuto anche la traduzione di Enrica Budetta) come nel racconto della turbolenza che investe l’aereo sul quale viaggia, all’inizio del romanzo, la giovane donna e sul quale prende le mosse la relazione con la “santona”. Un racconto che risulta involontariamente ridicolo anziché trasmettere l’ansia e la tensione che il dramma del momento dovrebbe imporre. Come leggere diversamente un periodo come questo: «Ma non era il momento per fare domande, era evidente che stavamo vivendo gli ultimi istanti della nostra vita: mi dispiaceva tantissimo che fossero così tragici e mi dispiaceva altrettanto dover lasciare questo mondo»?. La penna della Sánchez, che nelle parti più animate del romanzo riprende a scorrere con scioltezza, si impantana poi qua e là nelle descrizioni degli stati emotivi dei protagonisti, peraltro assai poco scandagliati sotto il profilo psicologico fatto salvo per la figura di Patricia. Le pagine in cui la modella palesa i suoi sentimenti nei confronti del marito, frustrato e bohemienne, sembrano attinte da un romanzo d’appendice. «L’amore immenso ti riempie il petto come un’ondata di calore, come se la persona amata ti soffiasse dentro tutto il suo alito [...] L’amore immenso lo abbracciava completamente». Oppure «fu l’unica volta, da quando stavamo insieme, in cui per un secondo mi liberai dell’amore che provavo per lui e lo guardai con rancore per i momenti difficili che mi faceva vivere». E che dire di frasi come la seguente: «Sarebbe stato bello accendere il camino, ma sarebbe sembrato troppo stereotipato e non mi venne neppure in mente di suggerirlo» a illustrare un’atmosfera di particolare intimità e suggestione nella vita dei due?. Davvero ci viene difficile capire la ragione di tali “scivolate”, peraltro concentrate per lo più nella prima parte del libro, ma probabilmente i fan di Clara Sánchez gliele perdoneranno. Al botteghino l’ardua sentenza.
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Clara Sànchez, Le cose che sai di me, Garzanti, Milano 2014, pp. 319, 18.60 euro