Biografia e critica di Strehler: vita, morte e teatro

Un volume “definitivo” che racconta la parabola artistica e umana del grande regista e animatore culturale

Ci sono biografie e biografie e quelle che scrive Cristina Battocletti sono biografie necessarie. Lo era quella dedicata a Bobi Bazlen, il fantasma dell’editoria più colta e sperimentale italiana, lo è oggi quella che, a pochi mesi dal centenario della nascita, che cadrà il 14 agosto prossimo, dedica a Giorgio Strehler. Nel titolo, “Giorgio Strehler. Il ragazzo di Trieste. Vita, morte e miracoli”, vi è già l’indirizzo d’indagine della scrittrice e giornalista di Cividale. Lettura critica di tutto ciò che è stato scritto da, su e intorno al regista triestino; poi i tanti incontri con chi l’ha conosciuto davvero. Nondimeno l’ascolto attento e verifica delle testimonianze che avrebbero potuto cortocircuitare la felice narrazione allestita a mo’ di pièce teatrale continua e in progress nella successione cronologica dei capitoli. Infatti, è interessantissimo l’intreccio che l’autrice giustappone nello snodarsi della vicenda artistica, intellettuale ed esistenziale assolutamente unica ed irripetibile. Come anche il lavoro compiuto sulla scrittura del libro che l’ha tenuta impegnata per più di due anni. Dunque, il risultato è quello di avere per le mani una biografia che pare non lasciar indietro nulla di ciò che è veramente stato Strehler per il teatro (ma si dovrebbe allargare il discorso alla politica e alla società) e soprattutto per se stesso. Difficile render conto della battaglia delle idee che Strehler ha condotto fino alla fine dei suoi giorni. Anche in aperta contraddizione con chi gli stava vicino. La battaglia per un teatro pubblico sfociata nella fondazione del Piccolo Teatro con Paolo Grassi, l’unico suo alter-ego, e altri (mentre l’identificazione con Goldoni entrava nell’immaginario leggendario del personaggio) e l’incessante tira e molla per avere poi un teatro più grande e consono alle sue esigenze e che, ironia della sorte non vedrà mai, morendo nella notte di Natale del 1997 a un passo dall’inaugurazione del suo “Così fan tutte”. Ma c’è nel libro molto dello Strehler privato: il rapporto con i suoi molti amori (l’immagine delle compagne di una vita che accompagnano il feretro è ancora commovente, anche se la loro disposizione rivelava già dissapori e antipatie in atto); i suoi stravizi; la mai sopita grandeur; l’eccesso con cui gestiva la potente creatività.

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