Bartlett, un “exit” fra tragico e comico

Un libro lieve e forte assieme questa opera prima della scrittrice spagnola, apprezzata creatrice dei gialli con Petra Delicado protagonista 8tutti stampati in Italia da Sellerio), datata 1983 e per la prima volta ora tradotta nella nostra lingua. C’é tutta una Alicia Gimenez-Bartlett che esce allo scoperto con le sue idee, il suo femminimo che è decisa emancipazione femminile, il suo senso del tragico della vita e assieme la sua capacità di affrontarla sorridendo, con una buona dosa di ironia, scoprendone i paradossi e come la tragedia possa essere anche comica.

Del resto è forte il tema: Exit è il nome di una villa dove si va per suicidarsi secondo le proprie preferenze e tempi, assistiti da due medici, il dottor Eugenio e il dottor Berset, e un infermiera psicologa, Matea, anche finissima cuoca di questa sorta di resort di lusso immerso nella natura, dove si mangiano cibi squisiti. Si viene accettati solo con una serie di requisiti e certificati medici che attestano che non si è pazzi, non si è depressi e così via, oltre che dopo il versamento di una congrua somma. Dopo si può recedere dalla propria insana decisione in qualsiasi momento.Il gioco ironico comincia quando le persone che via via arrivano a Exit sembrano un gruppo di gaudenti e invece stanno programmando la propria morte e spesso con pretese piuttosto bizzarre: da chi vorrebbe suicidarsi buttandosi dalla finestra, ma la villa ha solo due piani, a chi pensa di imitare madame Bovary, sino a un ex ferroviere che vorrebbe addirittura morire come Giulio Cesare, pugnalato, e non capisce che è inaccettabile per i due medici mutare un suicidio in un omicidio in cui qualcuno dovrebbe colpirlo. La sera, a gustare i manicaretti preparati da Matea con attenzione alle stagioni, si ritrovano un finanziere, Finn, che é lì perché ha deciso di morire ricco; un vitalissima e piacente vedova sensuale dai capelli rossi, la signora Tevener, che pur pensando alla sua fine, chiede se le farebbe bene dimagrire; un giovane aspirante poeta, Leonard, che vuol morire perché non ha pazienza di dedicarsi alla sua arte aspettando di vedere se diventerà celebre, visto che senza gloria dice di non saper vivere; una coppia di amanti abbastanza libere, la bella e fredda, impietosa Pamela, femminista che è stata Ministro per la condizione maschile, e la più fragile e sensuale, ricciuta Clarissa; e l’ex ferroviere Ottosillabo, visto che tutti lì si fanno conoscere solo sotto falso nome. Non per caso tutto comincia nelle abbacinanti e calde giornate d’estate e si va verso l’autunno, come in una sorta di percorso onirico, di sogno sfavillante che sa un poco di operetta, ma naturalmente con discorsi che riverberano ombre profonde, dialoghi sempre vivaci e precisi dalla maestria quasi teatrale e colpi di scena o verbali persino comici, per offrirci il ritratto di un mondo deciso a farla finita, solo anticipando quel che aspetta tutti, quella precarietà e vanità del mondo che è entro i cancelli di Exit come ovunque anche al di fuori.

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ALICIA GIMENEZ-BARTLETT, Exit Sellerio, Palermo 2012, pp. 244, 16 euro

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