Arte e censura in Cina, il caso di Ai Wei Wei

Ai Wei Wei è il più importante artista cinese contemporaneo: per «The New York Times» è il nuovo Andy Warhol, è stato lui a firmare l’avveniristico stadio olimpico di Pechino ed è sempre lui che abbellirà Londra per le Olimpiadi. Fino a qualche tempo fa Ai Wei Wei era trattato con i guanti non solo dai galleristi occidentali che si contendevano le sue opere pop a suon di dollari, ma anche dal Partito comunista cinese. Poi accadde che una scuola di una regione interna della Cina crollò e morirono molti bambini: Ai Wei Wei denunciò l’omertà del governo ad ammettere la tragedia, il ritardo dei soccorsi, le pessime condizioni della scuola. Da allora Ai Wei Wei vive prigioniero in Cina. Il suo blog è controllato. Il suo passaporto è stato ritirato. È stato minacciato e picchiato. In un libro, per la prima volta in Italia, la sua storia. Da leggere.

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AI WEI WEI, Il Blog, Johan&Levi editore 2011, pp. 392, 20 euro

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