Antonietta Raphael, rapita dal Belpaese

C’era un tempo in cui la bellezza dell’Italia si rifletteva non nella miseria della quotidianità, ma nello sguardo degli artisti e degli scrittori che l’attraversavano. Per alcuni il Grand Tour sette-ottocentesco si trasformava in residenza. Il rapimento dello sguardo coincideva a rovescio con l’essere posseduti dalle cose italiane. Accade a tanti, accade anche negli anni venti del Novecento ad Antonietta Raphael, figura eclettica dell’arte italiana ed europea di gran parte del Novecento. D’origine ebrea, girovaga per mezza Europa, tra gli anni dieci e gli anni trenta (Parigi, Londra, e infine Roma), pianista, poi pittrice ed infine sublime scultrice. Sodale d’arte e di vita di Mario Mafai, componente della scuola romana insieme a Scipione che in epoca di grandeur di regime seppe distaccarsi dalla retorica ufficiale del fascismo. Ora la vicenda umana ed esistenziale della Raphael è narrata dalla terzogenita Giulia in un rapido quanto delizioso memoir - La ragazza con il violino – che sarà presentato stasera alle ore 18 alla Feltrinelli Duomo di Milano.

Giulia Mafai, La ragazza con il violinoSkira Editore, Milano 2013pp. 187, 18,50 euro

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