«Wasken Boys, un gruppo di superstiti che continuano a credere nell’amicizia»

La testimonianza di Gigi Bisleri

Custodisco un’immagine nella memoria. Era il 19 marzo 1952 festa di S. Giuseppe: allora indossavo i pantaloni corti e sul piazzale di fronte all’osteria La Büsa c’era un gruppo di giovanotti con biciclette e divise simili a quelle dei campioni, pronti a dar vita ad una particolare corsa, una sfida fra Coppiani e Bartaliani, tifosi di Coppi e Bartali, campioni che infiammavano l’Italia intera.

Il percorso: 25 km con partenza e arrivo a Lodi, località Revellino, oltre l’Adda. Ora non conta sapere chi ha vinto quella sfida a colpi di pedale (questa è un’altra storia). Quasi certamente, però, nessuno a fine corsa, si rese conto che quel traguardo non indicava il termine della competizione, ma il punto di partenza per una nuova sfida.

Una storia, quella corsa, che ha dato l’input alla nascita del Club Wasken Boys: una storia che ha fatto e farà nascere nuove storie.

Pochi giorni fa, il 29 febbraio, l’Amatori Wasken, rappresentativa di quel Club nato nel 1952, ha dovuto affrontare in Champions League, in Bretagna, il Saint Omer. Una gara importante, una “sfida” vinta grazie alla quale, con merito, l’Amatori Wasken entra tra le migliori otto formazioni di hockey in Europa. E la storia continua.

Ieri di casa alla Büsa, oggi i “vaschi” hanno sede alla Faustina: un gruppo di superstiti che continuano ostinatamente a credere nei valori dell’amicizia, della solidarietà, della lodigianità più schietta (quella che non innalza muri). Come ha scritto Andrea Maietti credere nei valori è come stare sugli spalti di Fort Alamo. Il forte viene preso a cannonate. Ogni tanto crolla un pezzo di muro, si porta via un amico: i superstiti resistono, perché non smettono di credere. Ricordano e onorano l’amico perduto proprio continuando a combattere sugli spalti.

Sempre con le parole di Andrea Maietti: sono “superstiti” tutti quelli, per quanto minoranza, che malgrado il mondo vada beceramente tutto da una a parte, facile, superficiale, sbagliata, continuano ad andare ostinatamente contro corrente, dall’altra.

Come quelli della “Wasken Boys, aggiungo io.

Una storia che continua quindi, un patrimonio da non disperdere in vista di nuovo traguardi. Concludo riportando quanto più volte ribadito dall’ex Direttore de “Il Cittadino” Ferruccio Pallavera: “Cosa sarebbe stata la città di Lodi senza la Wasken Boys?

TANTI AUGURI WASKEN!

Uno dei superstiti

Gigi Bisleri

Lodi

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