Turismo, una città con tante potenzialità ma con poco gusto

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«Lodi è un gioiello, ma il turismo non è una risorsa», così titolava “Il Cittadino solo” quattro mesi fa. Mercoledì 18 ottobre un nuovo titolo di segno opposto: «Lodi si scopre una città viva». Concetto ribadito il 31 ottobre con: «il Festival dei record che fa Lodi più bella» e «Biciclette e rifiuti, balzo in avanti di Lodi». Cos’è successo in soli quattro mesi? Cosa ha fatto mutare completamente l’umore di molti rappresentanti di associazioni e categorie commerciali che vedono ora nella loro città un luogo capace di una vivacità inaspettata? È tutto da ascrivere a una fortunata quanto inattesa coincidenza di un autunno eccezionalmente mite e un cocktail di validi eventi in calendario nello stesso periodo, o c’è dell’altro?

Sono in molti a domandarselo e a sperare che tutto ciò sia solo l’inizio di una nuova era che possa vedere la nostra città sempre più al centro di iniziative stimolanti inserite in un contesto urbano di qualità. Perché il nocciolo del problema sta proprio nella scarsa utilizzazione delle sue risorse storiche e architettoniche, abbinata a una generale trascuratezza dell’ambiente urbano, come una delle cause che hanno relegato Lodi fra le retrovie, con la perdita della sua identità di cittadina bella, ordinata, pulita e sicura.

Ovviamente molte ne sono le cause e non tutte imputabili agli amministratori locali (passati e presenti), anche se su di loro ricade comunque la grande responsabilità delle scelte finali che non sempre si sono mostrate all’altezza delle varie situazioni.

Non mancano certamente spunti per chiarire meglio questi concetti, peraltro già dibattuti ampiamente sulle pagine di questo giornale. Per esempio, cosa vogliamo fare per il centro storico della città? Trasformarlo in un caotico “suk”, un unico grande mercato con parcheggi selvaggi per pochi privilegiati o in un salotto ove è piacevole passeggiare anche sotto i portici senza dover strisciare contro i muri perché i tavolini impediscono il passaggio? Ancora, insistere sulla strada degli interventi estemporanei (una panchina qui un vaso la, una rastrelliera di traverso per impedire il passaggio, strade a traffico limitato con ciclisti impegnati a zig zagare fra i pedoni) o puntare su una visione d’assieme per rendere la città più attraente e da vivere come un museo diffuso? Sappiamo tutti che l’estetica non è una scienza esatta e scegliere il bello per arredare una città è un po’ come definire quando una donna è bella. Tuttavia, due panchine rotte più due fioriere sporche e senza fiori non sempre fanno qualcosa d’interessante.

Poi c’è tutta il tema che investe la mancanza di sicurezza. E’, questo, certamente un argomento ampio e complesso che in parte esula le capacità d’intervento degli amministratori locali ma che contribuisce non poco a rendere poco attraente la città. Tanto per dire, contro lo spaccio “allegro” all’aria aperta cosa vogliamo fare? Ci limitiamo a spostare il problema da via Fascetti all’Albarola o si pensa d’intervenire in modo più efficace e definitivo per impedire che alcuni ospiti delle varie strutture di accoglienza sparse nel territorio limitrofo possano impunemente prenderci in giro?

Che fare, allora? Forse si dovrebbe trovare il modo di coinvolgere maggiormente le varie anime della città (non solo i commercianti e i loro rappresentanti di categoria) e i tanti cittadini che ancora sperano che non tutto sia perduto.

Così, probabilmente, si ridurrebbero errori e incongruenze.

Osvaldo Folli

Lodi

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