«Tante fiaccole sul sentiero di papà: grazie a quanti lo hanno salutato»

Il ricordo di Mario Gazzola dopo la scomparsa del padre Luigi all’età di 90 anni

Si è spento venerdì 9 all’età di 90 anni Luigi Gazzola, nella sua casa lodigiana di Viale IV Novembre. Quello che segue è un ricordo del figlio Mario.

Quando ci lascia una persona cara, sono una miriade i momenti che acquistano una valenza simbolica, quasi profetica. Quello che ho pensato di condividere qui è in realtà un fatto marginale, accaduto proprio la sera che con mia moglie e mia figlia avevamo appena lasciato il papà dopo quella che si sarebbe rivelata l’ultima visita.

Mentre tornavamo verso casa nostra a Milano, un’amica che illustra i miei racconti letterari mi chiede con un messaggino “come sta don Gigi”, con quella forma di rispetto partenopeo che usa sempre per lui, anche se non si sono mai incontrati. “Don Gigi cavalca nella nebbia verso la sua ultima battaglia”, le ho risposto io. “Posso fare qualcosa per aiutarvi?”, mi offre lei. La risposta più logica sarebbe stata no: non potevamo far niente nemmeno noi accanto a lui. Invece ho cercato una risposta più morbida, da scrittore: “Puoi accendere una fiaccola coi tuoi colori per illuminargli il sentiero, se no come la trova la ‘Avalon dei chimici’ lui, in tutta quella nebbia?” Credevo di aver fatto una battuta come quelle con cui lui, Gigi, irrideva spesso al suo fato imminente facendo arrabbiare chi gli voleva bene e desiderava solo scongiurarglielo. Invece, circa mezz’ora dopo ci è arrivata la telefonata dalla casa di Lodi che il papà era appena partito per davvero per quella cavalcata. La valenza profetica di quel dialogo mi ha commosso a lungo.

Ora, a fronte della tragedia reale che recide il mistero della vita, cosa può contare la nostra “fiaccola” di insignificanti autori del fantastico? All’improvviso, però, mi sono reso conto che sul sentiero del papà non era mica sola: c’era, luminosissima, quella di sua sorella Gabry, che ha seguito ogni passo del suo calvario con una presenza costante d’affetto incrollabile. E la fiaccola del povero scrittore era affiancata da quella di sua moglie Alessandra, molto più brava di lui ad esprimere empatia nei momenti difficili, e di sua figlia Irene, che ricorda con affetto giochi, pomeriggi ed estati al mare col nonno. Poi c’erano quelle della fidatissima Mariela e di sua mamma Giulia, che con le loro bambine Gigi non esitava a definire “la mia seconda famiglia”.

Ancora, nei due giorni di camera ardente nella sua casa di Viale IV Novembre, ho visto brillare quelle di sua sorella Rosanna, venuta dalla Toscana sfidando una salute non meno difficile, e quelle dei miei cugini e cugine Cristina, Christian, Benedetta, Laura, Simona e Monica. E poi quella di zia Lidia con mia cugina Alessandra e... non era finita: si sono accese anche quelle della famiglia di mia moglie, accorsa per la partenza di Gigi da Mantova e Bergamo, di colleghe insegnati lodigiane insieme ai miei compagni del liceo, amici vecchi e giovani, condomini, semplici conoscenti.

Tutti che ricordavano il papà come “un autentico gentiluomo”. Un vero “don Gigi”, che ha affrontato il dolore con lo spirito detto da Don Roberto “del nonostante”. Che sfidava anche i momenti più difficili con ironia e si preoccupava sempre di “non essere di peso” a nessuno. E che, alla scherzosa raccomandazione della sua Irene “fai il bravo neh” ci ha salutati l’ultima volta facendoci l’occhiolino. L’ultima fiaccola quindi è proprio quella di Don Roberto, che ha celebrato la sua messa funebre nella chiesa di San Lorenzo: “una delle persone che vedo ancora volentieri”, lo ricordava il papà alla fine.

Scrivo queste righe per ringraziare tutti, anche quelli che posso per sbaglio non aver nominato qui, tutti voi che avete sfidato la gelida mattina del 12 per offrirgli l’ultimo saluto. No, se la fiaccola degli scrittori “brucia da ambo i lati”, come dice la poesia citata in apertura, ora il sentiero di Gigi è luminosissimo. Avalon è a un passo.

Mario Gazzola

Lodi

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