«Supermercato sull’ex consorzio agrario: ne dovrete rispondere ai cittadini»

Lettera aperta del professor Fosso all’assessore Fanfani sulla vicenda Esselunga

Lettera aperta all’Assessore

Ing. Ettore Fanfani

Assessore All’urbanistica del Comune di Lodi

Egregio Assessore,

Se si escludono il PII (Piano Integrato d’Intervento), per l’Area Ex-ABB, approvato dalla Precedente Amministrazione e l’attuale piano per l’Ex- Consorzio, nei pressi della Stazione ferroviaria non rimarrà da assoggettare alla legge n.18 che l’area dell’Ex-Linificio, e qualche altra area più lontana dal centro, forse già ipotecata da più o meno ambiziosi e redditizi piani in gestazione che l’”oscuro” personaggio da lei citato nella lettera inviata al Cittadino starà certamente già inventariando.

A noi comuni cittadini di Lodi resta il dubbio circa i criteri con i quali nel caso specifico dell’Ex-Consorzio, Giunta e Assessorato, abbiano interpretato e introdotto una variante al vigente PGT e con impeto unilaterale di generosità abbiano voluto anticipare in forma originale, quello che la LR.n.18 del 26/09/2019 prescriverà da qui in avanti.

Vale a dire: Abbattimento degli oneri di urbanizzazione fino al 60%, incremento dell’indice di edificabilità fino al 20% , maggiorazione dei contributi al costo pubblici al costo della costruzione e via regalando. Vorremo conoscere quali analoghe o difformi modalità, siano state prospettate e concordate nei rapporti con la proprietà dell’Area dell’Ex-Consorzio e che tali modalità fossero esposte con tabelle di riferimento concernente tutti gli indici, una volta confrontati con quelli del PGT vigente.

Senza tali tabelle riferibili a: Oneri, Indice di edificabilità, Contributi ai costi di costruzione o demolizione etc., non è possibile e valutare nel merito con precisione la convenienza dell’enorme sacrificio richiesto alla città. Il progetto tenuto a lungo in un cassetto, è infatti stato reso noto solo recentemente al pubblico, senza discussione o possibilità di confronto. Sarebbe ora suo compito documentare e quantificare in modo inequivocabile e preciso tutto il quadro economico e la contrattazione intervenuta tra Comune e Proprietà.

Ho già scritto in altre pagine di questo giornale come dal punto di vista del disegno urbano e della pianificazione, sarebbe assai più ragionevole e saggio e alla lunga più produttivo per la città, rendere coerenti tra loro i diversi Piani Integrati di Intervento per le aree adiacenti alla ferrovia, sia dal punto di vista amministrativo-giuridico che da quello economico finanziario, con l’intento di inserirli in un accordo quadro capace di partorire anche il progetto di una nuova stazione FFSS. Si consoliderebbe in tal modo una moderna visione progressiva della città, senza stravolgerla come ci si propone ora di fare.

Ma tant’è, Sindaca e Giunta sembrano volere privilegiare un’urbanistica spezzatino. Senza confronto e senza consultazioni ed è facile prevedere quanto questo modo di intervenire risulterà assai poco digeribile e i suoi costi sociali finali non contenibili. Le opere di urbanizzazione tra loro scollegate e contradditorie mancheranno di bilanci funzionali organici ed omogenei e nell’insieme gli interventi previsti nelle aree coinvolte si realizzeranno senza programmazione e tempistiche comuni tanto che il Bene comune e il bilancio comunale ne soffrirà.

Quanto detto vale in primo luogo per le infrastrutture. La viabilità e i collegamenti tra le due parti di città sui lati opposti del sedime del ferroviario, sono basati prevalentemente sulle quattro ruote. Si tratta di due collegamenti che a breve e in prospettiva non tollereranno ulteriori incrementi di traffico, né l’eliminazione di rallentamenti e code.

Non sarà dunque una qualche rotonda ben progettata che riuscirà a velocizzare il traffico lungo gli itinerari previsti dal progetto. Al contrario lo scorrimento lungo i sottopassi delle attuali via Sforza e via San Colombano risulterà ancora più sovraccaricato e rallentato dagli interventi e dall’inserimento delle rotonde.

Una volta innestato sul sistema delle due principali strade urbane di scorrimento, il “Monolite Esselunga”, a pieno regime e con l’edificazione di tutti gli oltre 7.500mq concessi, genererà congestione, inquinamento ambientale ed acustico insieme allo scadimento della qualità di vita del Quartiere di Porta Regale.

Trattandosi poi di un distaccamento della centrale operativa di Pioltello, Casa Madre dell’Esselunga, la filiazione di Lodi funzionerà, come in ogni sistema di flussi che si rispetti, quale nodo, punto di rottura di carico per forniture, stoccaggio e ridistribuzione non solo per Lodi ma per l’intera provincia. Con tutte le conseguenze del caso.

Veniamo ora, a quello che il Superstore Esselunga significherà e alle più che prevedibili conseguenze per la città di Lodi una volta realizzato. Più dei bei disegni prospettici e delle belle promesse sul dopo, ai cittadini di Lodi serve capire materialmente cosa significherà: costruire due piani di vendita attrezzati come un terminal aereoportuale servito da rampe scorrevoli (2.500 mq in totale, e due piani di parcheggi interrati con oltre 400 posti macchina) a cinquanta metri dalla Stazione Ferroviaria a duecento dalla Piazza della Vittoria a ridosso di quartieri residenziali affacciati sulla via San Bassiano.

Quali conseguenze avrà ospitare all’interno della struttura tutti i settori alimentari attualmente offerti dalle botteghe del Centro storico e dal mercato bisettimanale. All’interno del Superstore, in una dimensione e organizzazione super-tecnologica, avranno sede: l’ortofrutta, la pasticceria, il panificio h24, il ristorante-take-away (17 addetti), la pescheria, l’ igiene, la profumeria, oltre ai servizi bancari e alle casse automatiche, e come ai check-in degli aeroporti si potrà fare la spesa senza cassiere. In definitiva si tratterà di un terminal di aggregazione al servizio della grande distribuzione GDO, delocalizzata sul modello della grande metropoli, ma in Centro a Lodi.

Con una presenza di 135 addetti dei quali 17 nella ristorazione, tutti operatori non necessariamente abitanti di Lodi, la Grande Distribuzione Organizzata troverà qui uno dei suoi avamposti nella guerra per Marchi in corso nel Sud Milano dato che il Nord risulta per il momento ormai saturo di Supermercati, Ipermercati e Città Mercato.

Quale destinazione avranno inoltre le rimanenti superfici edificabili (fino oltre 7.500mq) ottenute grazie ai privilegi così generosamente concessi dal nostro Comune? Al momento non è dato conoscere.

Per chi voglia rendersi conto di quanta violenza questo intervento significhi in concreto per la città, l’invito è di recarsi alla fermata della M2 di Famagosta e perlustrare personalmente il clone della Futura Esselunga di Lodi al capolinea della line M2 – Verde aperto il 4 dicembre 2018.

In tutto simile a quanto si prospetta sull’area dell’ex-Consorzio a Lodi, se ne potrà valutare la struttura, la dimensione, l’organizzazione urbana e sarà facile comprendere come con questo progetto si vogliano trasferire le relazioni che li si instaurano con la metropoli in uno spazio ed in un territorio assai più fragile e indifeso e morfologicamente inadatto.

Il parcheggio interrato su due piani avrà come a Milano Famagosta la funzione di un parcheggio di corrispondenza in questo caso privato e attraverso di esso sarà d’obbligo transitare per fare la spesa, per i pendolari e per chi è provenendo dai comuni limitrofi vi ritornerà col carrello pieno.

La capacità attrattiva del sistema integrato di parcheggio-superstore, in un regime privatistico dell’accessibilità, diventerebbe allora fatalmente alternativo alla stessa città storica, alla sua organizzazione in luoghi, piazze, botteghe e palazzi, luogo di aggregazione improprio capace di espandersi fino a saturazione dell’edificabilità così generosamente concessa.

Va da se che il crimine ulteriore è rappresentato dalla decisione dell’abbattimento del silos, l’imponente opera di ingegneria, icona antesignana dell’architettura moderna del Novecento, figura storica della Lodi Agro-Industriale. La sola ragione che ne decreta l’abbattimento non è il suo scarso valore storicomonumentale, ma quella di permettere ai camion articolati provenienti da Pioltello, sede principale di lavorazione della merce e centro direzionale della GDO – Grande distribuzione organizzata, di accedere h24 ai magazzini frigoriferi e agli altri servizi.

Il silos verrebbe frantumato e reso macerie in questa guerra tra grandi marchi della distribuzione, con il solo scopo di facilitare la circolazione interna al complesso dell’Ex-Consorzio.

Lei, Assessore Fanfani si è fatto “scudiero” come si è autodefinito nell’insediarsi, e si proclama difensore di un progetto già deciso a scatola chiusa. È più che certo che se insieme alla Giunta intendete procedere alla sua realizzazione dovrete risponderne ai cittadini. Altrettanto vero è che se permetteremo al progetto di concretizzarsi, tutti noi saremo sottoposti al giudizio delle nuove generazioni per aver tollerato in modo superficiale e disattento che una città storica e pacifica, quale Lodi è stata vissuta per secoli, divenisse inabitabile e inospitale in questo nuovo secolo.

Mario Fosso

Politecnico di Milano

Professore Ordinario di Composizione architettonica e Urbana

Lodi

(La commissione Paesaggio riunita martedì in Broletto per il piano ex consorzio)

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