Lettere al Direttore / Lodi
Venerdì 10 Gennaio 2025
«Sugli scaffali dei supermercati più spazio
per gli animali che per i bambini»
La riflessione di Osvaldo Folli
Anche quest’anno siamo fra i sopravvissuti dai micidiali tour de force per gli ultimi acquisti di Natale e Capodanno. Aver superato quasi indenni questi momenti frenetici negli affollati supermercati del periodo delle feste, facendo gimcane con il carrello per non cozzare contro altri frequentatori, è un merito non indifferente. Tuttavia, pur in mezzo al caos delle corsie intasate, abbiamo almeno avuto l’occasione per costatare una cosa curiosa che non sarà sfuggita a molti altri avventurosi. Ossia, che gli scaffali dedicati agli amici animali (cani e gatti in primis) occupano generalmente i due lati di un’intera corsia, con proposte per alimenti vari, vestiario, giocattoli e articoli curiosi fra cui non è difficile incappare in veri e propri eccessi.
Come non interpretare in tal senso le varietà infinite di mousse al salmone fresco, filettini in salsa e filetti di tonno con aragosta? Il confronto con lo spazio riservato all’infanzia è impietoso: qui basta un solo lato di una piccola corsia per soddisfare ogni esigenza dei piccoli umani, dai neonati alla prima infanzia.
Il supermercato, quindi, come specchio veritiero del fenomeno del crollo delle nascite nel nostro paese. È qui che si ha la conferma “plastica”, diversamente da un semplice esercizio statistico, dell’enorme problema che dobbiamo affrontare, peraltro non dissimile da molti altri paesi in Europa e nel mondo, aggravato però dal fatto che da noi il tema demografico non sembra suscitare eccessivo interesse. L’opinione pubblica sembra più concentrata sulle sorprese che ci riserverà il prossimo festival di Sanremo, piuttosto che preoccuparsi della scarsità di bebè. Nel frattempo il tasso di natalità in Italia è ormai crollato a un terzo di quello del 1960 con le regioni meridionali più in sofferenza. Nel 2023 si è registrato un ennesimo calo con soli 379 mila nuovi nati, mentre la stima per il 2024 prevede cinquemila nascite in meno (il livello minimo dall’Unità d’Italia), portando così il numero totale degli abitanti sotto i cinquantanove milioni, quasi due in meno rispetto al 2014. Insomma, il crollo delle nascite non si ferma più, registrando record sempre più negativi. A dire il vero, c’è anche chi sostiene che tutto ciò potrebbe essere visto come un’opportunità per i pochi giovani rimasti, a patto che anche questi pochi non trovino più vantaggioso trasferirsi all’estero ove le condizioni di lavoro e carriera (soprattutto per i laureati) sembrano migliori.
Le ricette nei vari paesi europei per invertire la curva non sembrano mancare. C’è chi punta a prolungare i congedi famigliari e chi, invece, si concentra sui sussidi diretti alle giovani coppie. Altri ritengono utile aumentare il numero di asili a costi sostenibili, chiedendo anche alle aziende private di dare una mano con un welfare aziendale più generoso in questo settore che, è provato, favorisce un reale equilibrio tra vita privata e lavoro con vantaggi anche per le stesse aziende.
In Italia tenta di andare in questa direzione la recente iniziativa del ministero con il Codice di autodisciplina rivolto su base volontaria alle imprese responsabili in favore della natalità. Tutto ciò, però, temiamo non possa bastare se vogliamo evitare che il calo delle nascite diventi un problema irreversibile. A nostro avviso è necessario allora ampliare di molto il welfare pubblico per permettere soprattutto alle giovani famiglie di sopravvivere e di far fronte agli impegni domestici senza penalizzare vita e lavoro delle donne, su cui ora ricade il 70 per cento del lavoro casalingo. E, magari, rispolverare il vecchio slogan che chiedeva di “lavorare meno per lavorare tutti e meglio”. La sfida, in definitiva, è trovare risposte a proposte concrete e non solo fermarsi alle analisi statistiche.
Osvaldo Folli
Lodi
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