
Lettere al Direttore / Lodi
Martedì 25 Marzo 2025
«Sì a una comunità europea di difesa
nel segno di Alcide De Gasperi»
IL DIBATTITO La lettera di Marco Baratto
Il 27 maggio 1952 sei paesi europei - Francia, Germania, Belgio, Paesi Bassi, Lussemburgo e Italia - firmarono il Trattato istitutivo della Comunità Europea di Difesa (CED). Questo trattato rappresentò un ambizioso tentativo di creare un esercito comune europeo in un momento in cui la sicurezza del continente era minacciata dalla Guerra Fredda. Tuttavia, il progetto non venne mai ratificato, interrompendo bruscamente il processo di integrazione europea. Tra i protagonisti di questa vicenda spicca Alcide De Gasperi, la cui visione politica fu determinante nel promuovere il progetto.
Dopo la Seconda Guerra Mondiale, l’Europa doveva evitare il ripetersi di conflitti devastanti. De Gasperi, consapevole delle fragilità italiane e delle tensioni internazionali, comprese che una difesa comune avrebbe garantito stabilità e sicurezza. Inizialmente, il timore principale era impedire che la Germania tornasse a costituire una minaccia, ma con l’inizio della Guerra Fredda la prospettiva cambiò: la principale preoccupazione diventò la minaccia sovietica.
Gli Stati Uniti, pur guidando la NATO, erano favorevoli a un’alleanza difensiva europea più autonoma, poiché in caso di attacco sovietico, i paesi europei sarebbero stati i primi a dover resistere. De Gasperi, uomo di visione e strategia, colse questa opportunità per rafforzare l’Italia nel contesto europeo.
Superate le iniziali resistenze francesi verso il riarmo della Germania, la CED venne pensata sul modello della Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio (CECA).
Tuttavia, il progetto incontrò difficoltà. In Italia si temeva che le risorse economiche venissero sottratte alla ricostruzione post-bellica per essere destinate al riarmo. Inoltre, la questione della restituzione di Trieste era una priorità per il governo. De Gasperi, consapevole delle resistenze interne, riuscì a superarle attraverso l’inserimento dell’Articolo 38 nel trattato, che prevedeva la creazione di un’Assemblea della CED eletta democraticamente e con poteri per progettare una struttura federale europea.
Altiero Spinelli sottolineò in un memorandum che una forza militare comune avrebbe richiesto una corrispondente cessione di sovranità da parte degli Stati membri. De Gasperi fece suo questo principio e, ottenuto il sostegno degli Stati Uniti, nel 1951 inviò ai partner europei un memorandum che associava la CED alla creazione di una Comunità Politica Europea (CPE). Per De Gasperi, la difesa comune non era solo una questione militare, ma un passo fondamentale per un’integrazione politica più profonda.
Nonostante gli sforzi di De Gasperi, la CED naufragò nel 1954 quando il Parlamento francese, su pressione di nazionalisti e comunisti, rifiutò la ratifica del trattato. Il fallimento della CED segnò un arresto nella costruzione politica dell’Europa, spostando l’attenzione sull’integrazione economica.
Nonostante ciò, il concetto di difesa europea non scomparve del tutto. Negli anni successivi, la cooperazione militare si sviluppò attraverso la NATO e, più recentemente, con la Politica di Sicurezza e Difesa Comune (PSDC) dell’Unione Europea.
A tanti anni di distanza, l’Europa si trova di fronte a nuove sfide geopolitiche che rendono più che mai attuale la necessità di una difesa comune.
Il ritorno della guerra nel continente con l’invasione russa dell’Ucraina nel 2022 ha dimostrato l’importanza di un coordinamento militare efficace tra gli stati europei.
In un mondo in cui le minacce alla sicurezza sono sempre più complesse, dall’aggressione militare alla cyber-sicurezza, l’Europa non può più affidarsi solo alla NATO o alle decisioni dei singoli stati. Il fallimento della CED non deve essere visto come una sconfitta definitiva, ma come un monito per costruire un sistema di difesa europeo realmente efficace e integrato.
Marco Baratto
Mulazzano
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