Sanità, «Non costringiamo i bravi medici a lasciare l’ospedale»

Egr. direttore,

scrivo al Suo giornale, perché mi sta a cuore la Sanità Pubblica, la salute mia e dei miei concittadini. Molti medici dell’Ospedale Maggiore di Lodi se ne vanno verso altre strutture, spesso private; quelli che rimangono devono supplire a questa mancanza di personale con turni che raggiungono le dodici ore giornaliere. Quindi quando si ha bisogno del medico ospedaliero o non lo si trova prima di tanti mesi, o abbiamo davanti un medico affrettato (pochi minuti per ogni paziente) che rischia di farci una diagnosi incompleta e superficiale. Non c’è più interesse per il Servizio Sanitario Nazionale e quindi non si cercano le soluzioni, i fondi necessari o una migliore organizzazione della Sanità coinvolgendo altre figure mediche (come i medici di base) che attualmente non hanno più ragione d’essere in quanto privi di ogni strumentazione diagnostica.

Io so che i problemi si risolvono solo se c’è la volontà di farlo e se ci si prende a cuore dei problemi delle persone. Non costringiamo bravi medici a lasciare l’Ospedale (diventando gettonisti)! Noi abbiamo bisogno della loro continuità lavorativa presso la stessa struttura ospedaliera e delle loro diagnosi e cure senza essere costretti a ricerche telefoniche affannate e continui spostamenti alla ricerca di altre strutture ospedaliere.

Rita Miragoli

Lodi

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