SAN COLOMBANO «Un ringraziamento ai pellegrini del Columban’s Day»

La lettera di Mauro Steffenini

Con il Columban’s Day svoltosi a St Gallen è stato esaudito un desiderio nutrito da anni e ritardato dalla pandemia, di ritrovarci insieme, nel luogo in cui, nel 612, è avvenuta la dolorosa separazione dei due compagni di viaggio e di una vita, Colombano e Gallo.

Come devoti dei due santi monaci irlandesi, non abbiamo voluto riscrivere la loro storia, e neppure interpretarla secondo il nostro modo di leggere gli eventi in chiave moderna. Siamo tornati in questo luogo per trarre insegnamento da quell’episodio di divisione, che è sempre apparso eccessivo e duro, ma che vede poi nella riconciliazione la vittoria dell’amore e del perdono che ha sempre unito i due Amici, in una gara di umiltà e ubbidienza che ha contribuito a dare all’Europa un’anima cristiana e a promuovere nella Chiesa quell’unità che i credenti di ogni tempo invocano.

Da vari punti dell’Europa siamo convenuti nel segno apparentemente insignificante di un bastone, il bastone abbaziale, appartenuto in vita a Colombano, che riassumeva insieme la dignità dell’abate e l’esperienza del pellegrino impegnato passo dopo passo nel camminare pro Christo. Per il tramite del discepolo di Gallo, Magnoaldo, inviato a Bobbio a constatare la morte dell’Abate, era stata infatti consegnata la cosiddetta “cambutta” insieme a una lettera, quale pegno di perdono, di riconciliazione e forse anche di postumo pentimento.

Si è realizzata la Parola del Signore, secondo cui «Un discepolo non è più grande del maestro, né un servo è più grande del suo signore; è sufficiente per il discepolo diventare come il suo maestro e per il servo come il suo signore» (Mt 10,24-25).

Dopo più di 1400 anni ci siamo fatti eco di quella gloria che associò il discepolo al suo maestro, così ben raffigurata nella cupola che sovrastava l’altare della cattedrale di San Gallo su cui è stata concelebrata la Messa internazionale, e che ci ha fatto segno provvidenziale di concordia e riappacificazione in un mondo – come l’attuale - che sembra allontanare sempre più Dio dalla vita, e che per questo si presenta teatro di guerre e di divisioni.

Il mio grazie va a tutti i pellegrini banini che hanno preso parte alla due giorni, grazie che si estende in modo particolare al vescovo Maurizio Malvestiti e al parroco don Attilio Mazzoni. Insieme siamo stati testimoni e protagonisti di questa pagina della storia che non può più essere letta superficialmente perché risente delle gesta di due uomini accomunati dalla sequela a Cristo, e che attraverso lo studio, la preghiera e il lavoro sono stati nei secoli fari di civiltà cristiana e ancora oggi ci aiutano ad essere Chiesa “in uscita”.

Un grazie vivissimo anche al vescovo di Piacenza-Bobbio, monsignor Adriano Cevolotto che accoglierà a Piacenza l’anno prossimo i tanti pellegrini per celebrare così in modo speciale il giubileo d’argento del Columban’s Day, che ebbe inizio nel 1998 a San Colombano al Lambro.

Mauro Steffenini

Amici di San Colombano per l’Europa

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