PESTE SUINA «È un disastro preannunciato: le aziende rischiano di svuotarsi»

La lettera di Francesco Pacchiarini, presidente di Confagricoltura Milano, Lodi e Monza Brianza

Grazie alla Provincia di Lodi e al Prefetto per aver accolto prontamente il nostro appello al confronto, dando un forte segnale di attenzione alla drammatica situazione in cui versa il comparto suinicolo lodigiano, colpito ancora più gravemente dai primi focolai scoperti in allevamenti del territorio.

Le nostre aziende rischiano di svuotarsi: parliamo di 340.000 capi allevati solo nel Lodigiano, mentre in Lombardia si concentra il 40% dei suini a livello nazionale. Un disastro annunciato da Confagricoltura che, fin dai primi segnali di diffusione del virus della Peste suina africana aveva lanciato l’allarme sulle conseguenze inarrestabili dell’epidemia, se non fosse stata contenuta per tempo e in modo efficace.

Oggi paghiamo lo scotto di una gestione superficiale e tardiva dell’emergenza. I rimborsi agli allevatori, che hanno dovuto procedere agli abbattimenti arrivano con estrema lentezza e - cosa ancor più sconcertante - non esistono prospettive di ripartenza economica per le nostre aziende. Anche chi non è stato toccato direttamente dalla PSA, con l’eliminazione sistematica di tutti i capi, denuncia dinamiche speculative, con il deprezzamento delle carni fino al 50%.

Il 40% degli allevamenti suini in zone soggette a maggiori restrizioni, rinuncia alla riproduzione degli animali. Questo dato ci è stato recentemente confermato da Rudy Milani, Presidente nazionale della Federazione di prodotto degli allevamenti suini di Confagricoltura.

La produzione delle aziende è in ginocchio insieme a quella di un intero comparto agroalimentare che rappresenta il cuore del Made in Italy.

Come allevatori, abbiamo investito quasi interamente di tasca nostra nelle procedure di biosicurezza: barriere anticinghiale, zone filtro con spogliatoi e aree di disinfezione. Nonostante ciò, anche gli allevamenti dove gli animali sono perfettamente sani non riescono a vendere o vendono in perdita.

Le richieste che come categoria rivolgiamo agli organismi competenti, non sono una novità, ma un mantra che torniamo a ripetere, sperando finalmente in risposte più tempestive.

In particolare, sollecitiamo:

•accelerare il depopolamento dei cinghiali, riconosciuti come i principali vettori del virus;

•adeguare l’entità e i tempi di erogazione degli indennizzi alle reali esigenze delle aziende colpite;

•introdurre provvedimenti per la gestione del sovraffollamento degli allevamenti che, a causa delle restrizioni, non possono movimentare gli animali;

•dilazionare le scadenze dei mutui per le aziende che, in seguito al blocco della produzione, stanno incontrando difficoltà nel rispettare le scadenze finanziarie;

•mantenere un confronto costante e serrato con le istituzioni sulle misure che verranno adottate dopo il 15 settembre. Un dialogo che non deve limitarsi solo all’introduzione di nuove limitazioni, ma deve soprattutto concentrarsi su una strategia complessiva e di lungo termine per frenare la crisi in atto e pianificare la ripartenza di un sistema produttivo che rischia ormai il collasso.

Questi punti rappresentano per noi delle priorità inderogabili, necessarie per garantire la sopravvivenza del settore e la sua futura ripresa. Confidiamo che, grazie anche alla mediazione della Provincia e della Prefettura, si possano adottare misure concrete e immediate.

Francesco Pacchiarini

Presidente Confagricoltura Milano Lodi

Monza Brianza

Lodi

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