NUOVO MUSEO «Manca uno spazio dedicato a natura e ambiente»

La lettera di Giovanni G. Bellani

Gent.mi Direttore de “Il Cittadino”

Scrivo queste mie considerazioni al vostro apprezzato quotidiano poiché non è sempre facile raggiungere i Team incaricati della realizzazione di importanti Progetti socio-culturali concordati in ambito politico.

Mi riferisco in questo caso all’autorevole progetto di riqualificazione dell’ Ex Linificio di Lodi, che verrà trasformato in un “Opificio della Cultura”, un “hub culturale” destinato a ospitare un Museo Civico (?), l’Archivio Lodigiano e uno spazio polifunzionale dedicato ad attività culturali, mostre e incontri. Vorrei con questo mio intervento stimolare un dibattito che partendo dal vostro importante giornale potesse raggiungere tutti gli interessati e particolarmente gli organi politico-economici e culturali che si stanno occupando del progetto.

Come spesso accade purtroppo in Italia, quando si concepiscono spazi di questo genere, non si fa menzione ad attività culturali legate allo studio della Natura e della Conservazione dell’Ambiente. Mi sembra infatti che manchi, tra gli spazi previsti in questo nuovo complesso, una sezione dedicata alla Storia Naturale o alle Scienze Naturalistiche, vale a dire un “Museo di Storia Naturale”. Questa categoria di musei in Italia (non certo in quasi tutti paesi esteri culturalmente avanzati) rappresenta la “cenerentola” in campo museale, sempre sopraffatta dai Musei Tecnico-Scientifici, dai Musei Storico-Artistici e dai Musei Storici tout court. Eppure nella mia esperienza di museologo, specializzato in allestimenti naturalistici, ho avuto modo di constatare come queste istituzioni siano molto apprezzate e frequentate dal pubblico. Quando dopo anni di lavoro riuscimmo ad aprire al pubblico un moderno Civico Museo di Storia Naturale nella città di Novara (nello storico Palazzo Faraggiana appositamente ristrutturato), il numero di visitatori di questo museo, in un anno superò, da solo, la somma dei visitatori di tutti gli altri musei storico-artistici ed etnografici della città di Novara.

Lodi purtroppo è una delle poche città, capoluogo di provincia del Nord Italia che, per ragioni storico culturali non sempre facilmente comprensibili, è privo di un “vero” Museo di Storia Naturale che si occupi di diffondere tra la popolazione, soprattutto giovanile, una approfondita Cultura scientifico-naturalistica, la cui conoscenza assume una importanza vitale per il nostro futuro; specialmente in questi ultimi anni caratterizzati da spaventose problematiche ecologico-ambientali e di conservazione della natura (dalla distruzione della biodiversità ai danni provocati dal riscaldamento globale e dai conseguenti cambiamenti climatici) il ruolo assunto dai Musei di Storia Naturale è quello di strumenti didattici di primaria importanza ed efficacia, per la divulgazione e la conoscenza dei meccanismi naturali che stanno alla base del mantenimento dell’equilibrio ecologico che ancora sostiene la “Vita” sul nostro Pianeta.

Quando parlo di Musei di Storia Naturale non mi riferisco a vecchie istituzioni come quello conservato nell’istituto del collegio San Francesco (chiamato pomposamente Museo di Storia Naturale di Lodi) che pur possedendo il pregio di aver fondato e conservato una collezione naturalistica ad uso scolastico, non sono altro che una raccolta di animali tassidermizzati o vegetali e minerali chiusi sotto vetro in grandi armadi otto-novecenteschi; collezioni che probabilmente non sono mai state nemmeno esaminate, studiate e determinate secondo criteri tassonomici attuali, da esperti del settore.

I moderni Musei si avvalgono di allestimenti e spazi architettonici all’avanguardia: un esempio fra tutti: il famoso architetto Renzo Piano e il suo Studio, hanno progettato nel 2013 il nuovo MUSE, Museo delle Scienze di Trento che ogni anno viene visitato da centinaia di migliaia di persone ( 452.870 nel 2023 fra cui 90.000 studenti). Oggi questi spazi pubblici sono concepiti secondo criteri espositivi e museografici appositamente studiati affinché i materiali delle collezioni esposte riescano a comunicare in modo chiaro e semplice il loro valore e le ragioni che hanno indotto il Museo a raccoglierli e conservarli. Le esposizioni vengono accolte in locali con spazi, luci, colori opportunamente concepiti per far risaltare i materiali che sono anche accompagnati da pannelli didattici con testi chiari e sintetici, corredati da grafici e disegni, da video e da postazioni multimediali che permettano ai visitatori di capire e di approfondire le tematiche (in questo caso scientifico-naturalistiche) che si vogliono trasmettere.

Spero quindi con questa mia di poter anche stimolare le forze politiche che attualmente si occupano del progetto di ristrutturazione dell’ex Linificio ad ampliare la “visione culturale” che sta alla base della nascita del futuro “Opificio” .

Grazie per la gentile attenzione.

Giovanni G. Bellani

Museologo, Zoologo, Conservazionista

Castiraga Vidardo

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