«Non possiamo arrenderci di fronte alle conseguenze del cambiamento climatico»

Zero emissioni entro il 2040: utopia o vera necessità?

Castelnuovo Bocca d’Adda

Il clima è impazzito, ce ne accorgiamo ogni giorno, ma la nostra consapevolezza è piena di falle. Non ce ne preoccupiamo più di tanto e non ci riteniamo responsabili, inconsapevoli che i cambiamenti climatici sono dovuti all’azione umana. Estati sempre più torride e inverni più miti. Delle belle nevicate invernali rimane solo il ricordo. Intanto i ghiacciai fondono.

Queste anomalie climatiche hanno effetti sulla salute fisica e mentale e sono causa di disturbi come l’eco-ansia, termine usato per descrivere il disagio psicologico che le persone possono provare in relazione ai cambiamenti climatici. Ansia e depressione sono i disturbi più frequenti; tra le persone più giovani possono avere un impatto rilevante e condizionare la visione della società e del proprio futuro. È ciò che sostiene il Gruppo Intergovernativo sui cambiamenti climatici. Ansia e depressione aumenteranno di pari passo con i cambiamenti climatici. Gli anziani con patologie preesistenti, ma anche i bambini, sono i più vulnerabili. Le ondate di calore possono determinare l’esacerbazione dei disturbi di salute mentale, ma anche dei problemi cardiovascolari e respiratori. La pressione arteriosa ne risente, portando talvolta al collasso. Ondate di calore e inquinamento atmosferico sono un mix venefico per le condizioni di salute, sia per gli umani che per il mondo animale e per i vegetali. Cambiamenti climatici e inquinamento sono profondamente interconnessi e hanno effetti ben documentati sulle alterazioni della vita sul pianeta, dove tutto è interconnesso.

Animali autoctoni sono costretti a competere con quelli alloctoni, cioè provenienti da altri Paesi da cui sono emigrati a causa dell’alterazione del loro ambiente di vita. Nei fiumi e nei mari si registra la presenza di specie ittiche provenienti da Paesi tropicali. Un vero problema per chi vive di pesca e anche per i consumatori. La riduzione delle precipitazioni produce effetti gravi sulla vegetazione con conseguenze notevoli sull’attività economica, soprattutto nelle aree rurali. È una delle cause prioritarie delle migrazioni da Paesi in cui l’agricoltura di sussistenza è impoverita e il deserto avanza.

A Roma è stato condotto uno studio sulla popolazione adulta per valutare la relazione tra inquinanti, in particolare il Pm 2,5, il NO2 e particelle ultrafini, e l’alterazione dello stato di salute fisica e mentale. Sono emersi esiti inquietanti. Che fare? Arrenderci perché tanto non possiamo farci niente o far sentire la nostra voce alle associazioni e ai decisori politici? L’emergenza climatica deve essere in cima alle priorità della legislazione europea. Da un sondaggio condotto da Eurobarometro emerge che i cittadini europei sono al primo posto tra le questioni da affrontare. Infatti l’ Europa si sta scaldando quasi due volte più velocemente rispetto al resto del mondo. Un impatto preoccupante dal punto di vista socioeconomico e sanitario. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha reso noti gli ultimi dati sulle morti causate dalle sempre più elevate temperature. Si stima che ogni anno, a livello globale, il costo di vite umane dovute alla crisi climatica sia di 489.000 decessi. Morti di clima, dunque! Una legge europea sulla resilienza climatica si profila indispensabile per consentire agli Stati di lanciare piani nazionali di decarbonizzazione dell’economia e di gestione dei crescenti rischi climatici. Obiettivo: zero emissioni nette nel 2040. Fantasia o stimolo a correre ai ripari prima che sia troppo tardi?

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