MILANO L’irrequietezza di Berlusconi, ormai ai margini della politica

«In questo governo non ho preso alcun ruolo istituzionale e me lo meritavo perché sono ancora quello che ragiona non male»

“In questo governo non ho preso alcun ruolo istituzionale, e me lo meritavo”, perché “sono ancora quello che ragiona non male”. Lo ha detto il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi, intervenendo sabato scorso all’evento “Programmi, idee e priorità di Forza Italia per la Lombardia” a Palazzo delle Stelline di Milano, per il lancio della campagna elettorale a sostegno di Attilio Fontana alle prossime elezioni per la presidenza della Regione Lombardia.

Le argomentazioni che né Matteo Salvini né la premier Giorgia Meloni hanno mai condotto

E a testimoniare il fatto che l’ex Cavaliere ragioni “non male” eccolo snocciolare alcune argomentazioni che né Matteo Salvini né la premier Giorgia Meloni hanno mai condotto. Ha osservato infatti che è vero che “oggi l’Italia è governata da un governo di centrodestra eletto direttamente dal popolo”, ma alle ultime elezioni politiche, “15 milioni di elettori italiani non hanno votato per la Camera dei Deputati e 12 per il Senato” e “noi abbiamo preso 12 milioni di voti”, mentre “15 milioni di voti sono andati ad altri partiti che non erano coalizzati tra loro”. Quindi “noi abbiamo bisogno di riconquistare gli italiani e dobbiamo farlo con una attività distribuita in tutti i comuni italiani con progetti convincenti”.

Quel che colpisce nel discorso tenuto da Berlusconi è il rammarico per essere stato messo in disparte dai suoi alleati

Tuttavia quel che colpisce nel discorso tenuto da Berlusconi è il rammarico continuamente riemergente per essere stato, per così dire, messo da lato dai suoi alleati che, vale ricordarlo, già nel gennaio scorso avevano sostenuto men che tiepidamente la sua candidatura al Quirinale costringendolo a ritirarla. Eppure lui dal 1994 al 2013, con i suoi quattro governi, è stato autentico protagonista dell’arena politica italiana, inaugurando con la sua “discesa in campo” la Seconda Repubblica.

Aveva cercato, a partire dall’accordo di Pratica di Mare nel 2002, di convincere Vladimir Putin «ad entrare nella nostra Europa, mettendo così fine al pericolo che incombe su di noi di un’espansione del globalismo cinese anche sul nostro continente».

Lui che al summit italo-spagnolo della Maddalena il 10 settembre 2009 aveva affermato di credere “di essere di gran lunga il miglior presidente del Consiglio dei 150 anni della storia italiana” (“Il Giornale”, 11 settembre 2009). Lui che, come ha ricordato ancora sabato, aveva cercato, a partire dall’accordo di Pratica di Mare nel 2002, di convincere Vladimir Putin “ad entrare nella nostra Europa, mettendo così fine al pericolo che incombe su di noi di un’espansione del globalismo cinese anche sul nostro continente».

Da Machiavelli forse ha appreso l’arte di conquistare il potere, ma non di conservarlo

Lui che con le sue prefazioni ai volumi della collana “Biblioteca dell’Utopia” pubblicata dalla “Silvio Berlusconi Editore” si era accreditato una profonda conoscenza dei grandi classici del pensiero politico e sociale (dal Principe Machiavelli all’Elogio della Follia di Erasmo da Rotterdam, alle Sottilissime astuzie di Bertoldo di Giulio Cesare Croce), conoscenza per altro ribadita anche nell’opuscolo “Una storia italiana” distribuito a milioni di famiglie italiane in prossimità delle elezioni politiche del 2001. E se dall’”Elogio della Follia” di Erasmo era stato portato “ad ammirare l’eccezionale ricchezza dell’arte della comunicazione che vi è dispiegata”, da Machiavelli forse ha appreso l’arte di conquistare il potere ma non di conservarlo. Invero neppure i suoi alleati, Salvini e Meloni, pare non glielo riconoscano più.

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