MALEO «Il castello andava riscattato a bene pubblico»

«Di recente aggiudicato in asta per una cifra poco più che simbolica,si sarebbe potuto esercitare il diritto di prelazione, garantito dalla vigente legislazione»

Giunge tristemente a conclusione una pluridecennale vicenda di degrado e di abbandono del complesso monumentale del castello di Maleo: per vastità del parco, disegnato in stile romantico nel XIX secolo, e importanza artistica del palazzo affrescato da Bernardino Campi e dalla sua scuola, uno dei complessi monumentali più vasti e importanti del Lodigiano. Tanto che fin dal 1954 Giovanni Agnelli e Armando Novasconi vi dedicarono una monografia quando il castello era ancora nel suo antico splendore con tutta la sua collezione di quadri e mobili perfettamente conservata.

Come è noto, dagli anni ottanta del secolo scorso è iniziato lo scempio e la spoliazione del monumento sotto lo sguardo disinteressato della comunità malerina e di tutte le amministrazioni pubbliche, comunali in primis ma non solo, che si sono susseguite nei decenni. Di recente aggiudicato in asta per una cifra poco più che simbolica, avrebbe potuto ancora essere riscattato a bene pubblico se fosse stato esercitato il diritto di prelazione, garantito dalla vigente legislazione. Forse oggi non sarei stato il solo, come ero una volta, ad apprezzare un gesto di estrema resipiscenza da parte di chi negli ultimi anni non ha saputo o voluto comprendere l’importanza di questa operazione. Sulla disponibilità pubblica del castello, Maleo avrebbe potuto invertire la rotta di un inarrestabile declino verso la totale irrilevanza. Addebitare però ogni colpa all’ignavia dell’attuale amministrazione sarebbe però fin troppo facile. Anche dagli enti di livello superiore che pure hanno in carico la difesa del patrimonio culturale e la valorizzazione del territorio è giunto solo un silenzio assordante, in qualche caso anche stonato.

Il problema vero è l’inadeguatezza culturale dei profili selezionati per gestire la cosa pubblica, e ciò sia detto con tutto il rispetto per chi decide di dedicare il proprio tempo con sacrificio e senza remunerazione. Tuttavia a volte è richiesto di sognare e di saper gettare il cuore oltre l’ostacolo.

Il castello di Maleo valeva questo sforzo. Il castello era il vero baluardo identitario in cui la comunità si doveva riconoscere e dal quale rilanciare il proprio futuro.

Tra gli dei dell’Olimpo i Greci avevano lasciato un posto anche a Mnemosyne, la dea della Memoria, consapevoli che il tenere in vita il passato, cioè appunto l’esercizio della memoria, fosse un requisito indispensabile per discernere il futuro.

Chi non porta nel cuore il gravame del proprio passato non sa più indicare la rotta.

© RIPRODUZIONE RISERVATA