Lettere al Direttore / Lodi
Venerdì 05 Dicembre 2025
LODI - MAFFEO VEGIO «Sarebbe bastata una comunicazione chiara e serena ai genitori»
La lettera di un gruppo di genitori
Gentile Direttore,
scriviamo in qualità di un gruppo di genitori dell’Istituto Maffeo Vegio, in merito all’articolo pubblicato sul vostro quotidiano riguardante il cosiddetto “contributo volontario” e le dichiarazioni rilasciate dalla dirigente scolastica.
Desideriamo proporre alcune precisazioni, perché un tema così delicato merita chiarezza, rispetto e una corretta informazione nei confronti della comunità scolastica e cittadina.
1. Il contributo “volontario” e la realtà delle circolari
È certo che, per legge, il contributo resta volontario. Tuttavia, diverse circolari e comunicazioni interne dell’Istituto hanno esplicitamente vincolato la partecipazione a stage, gite e progetti scolastici al versamento integrale della quota.
Una misura del genere, anche senza dichiarazione formale, produce l’effetto di un obbligo, e crea nei ragazzi e nelle famiglie una pressione che riteniamo del tutto inappropriata in un contesto educativo.
2. La questione dell’assicurazione
Molte scuole italiane distinguono chiaramente l’assicurazione integrativa dal contributo volontario. Si tratta di una prassi comprensibile, accettata e non contestata dalle famiglie, perché riguarda la sicurezza degli studenti.
Mescolare le due cose invece genera confusione e contribuisce alla percezione che il pagamento sia necessario per non essere penalizzati nella vita scolastica quotidiana.
Desideriamo inoltre richiamare l’attenzione su un passaggio dell’articolo pubblicato su Il Cittadino, dove si afferma che il contributo volontario sarebbe utilizzato anche per coprire spese relative alle supplenze del personale.
È importante precisare che le supplenze sono finanziate dal Ministero dell’Istruzione attraverso appositi capitoli di bilancio, e non possono essere sostenute, né direttamente né indirettamente, da contributi richiesti alle famiglie.
Attribuire ai contributi volontari funzioni strutturali — come il pagamento del personale — genera un evidente equivoco e contribuisce a spostare sul singolo cittadino oneri che per legge spettano allo Stato.
3. Il tema della “porta aperta”
Nell’articolo la dirigente afferma di avere “la porta sempre aperta” per chi si trova in difficoltà economiche.
Apprezziamo certamente l’intenzione, ma troviamo discutibile che una famiglia debba essere costretta a esporre le proprie condizioni personali per ottenere una “deroga” su un contributo che, per legge, è facoltativo.
Il diritto allo studio non può essere subordinato né a un favore né a una concessione individuale.
Non si può trasformare un atto volontario in un atto condizionato alla disponibilità economica o, peggio, alla disponibilità a dichiararla. Questa dinamica rischia di diventare, peraltro, discriminatoria.
4. La comunicazione mancata
Vorremmo anche dire che, molto probabilmente, tanti genitori non si sarebbero opposti all’idea di sostenere la scuola, soprattutto in un momento di fragilità economica.
Sarebbe bastata una comunicazione chiara e serena all’inizio dell’anno, o anche una lettera pubblica, per condividere con le famiglie le reali necessità dell’Istituto.
Molti avrebbero reagito diversamente se l’appello fosse stato basato sul dialogo e non su condizioni percepite come rigide e immotivate.
Anche una quota più contenuta — ad esempio la metà dei 120 euro proposti — avrebbe probabilmente favorito una partecipazione più ampia e spontanea.
5. Il clima che si è creato
Il malumore non nasce dal contributo in sé, ma dal modo in cui è stato richiesto: comunicazioni dai toni rigidi, scarsa disponibilità al confronto e un’impostazione che ha fatto percepire in molti un clima di distanza e poca serenità dentro la scuola.
Non desideriamo soffermarci su singoli episodi, né alimentare tensioni personali; ma è evidente che molti genitori e studenti si sono sentiti sotto pressione, anziché coinvolti in un percorso di collaborazione.
6. Il diritto allo studio non è negoziabile
Comprendiamo perfettamente che la scuola viva un periodo di difficoltà economiche.
È un problema reale e serio, che merita attenzione e sostegno.
Ma il diritto allo studio dei ragazzi non può dipendere dal pagamento di un contributo volontario, né essere garantito a condizione di esplicitare difficoltà economiche, né tantomeno essere usato come criterio di accesso ad attività formative.
La collaborazione tra famiglie e scuola può nascere soltanto dal rispetto reciproco, dalla trasparenza e da una comunicazione efficace, non dalla pressione o dalla discrezionalità.
In conclusione, ci auguriamo che questa vicenda possa trasformarsi in un’opportunità per ricostruire un clima di fiducia e di dialogo tra famiglie e istituzione scolastica.
Il Maffeo Vegio è la scuola dei nostri figli: un luogo che merita serenità, rispetto e partecipazione condivisa.
Ringraziandovi per l’attenzione e per lo spazio dedicato, porgiamo cordiali saluti.
Un gruppo di genitori del Maffeo (seguono 8 firme)
Lodi
© RIPRODUZIONE RISERVATA