«L’esasperazione degli agricoltori europei è un problema di tutti»

Il contributo dell’assessore regionale Alessandro Beduschi

Le proteste degli agricoltori che in queste settimane interessano molti Paesi d’Europa, stanno

suscitando un dibattito sempre più ampio sul disagio di questa categoria. Quando gli agricoltori scendono in piazza nessuno può sottovalutare il fenomeno, perché non si tratta di un’iniziativa corporativa o di parte. Se chi lavora tutti i giorni per assicurare il cibo a tutti noi è giunto all’esasperazione e soffre da anni una crisi sempre più forte, il problema diventa di tutti.

La pandemia, la guerra in Ucraina, il caro energia e la logistica mondiale impazzita non sono le cause della situazione a cui siamo arrivati, ma eventi che hanno accentuato un fenomeno in corso da anni, partito dagli uffici dove si decide e programma il futuro dell’Europa. Credo infatti sia sotto gli occhi di tutti che all’interno delle istituzioni comunitarie i processi decisionali recenti abbiano individuato nel settore primario il “perfetto colpevole”: dell’inquinamento, dell’inflazione, dei cambiamenti climatici e quant’altro. L’agricoltura ha perso progressivamente peso e difensori proprio negli uffici europei e questo vuoto è stato ben presto colmato da politiche tutte volte non solo alla tutela dell’ambiente, quanto piuttosto a un “ritorno” alla natura di stampo preindustriale, quasi che l’uomo debba essere uno spettatore passivo e non un soggetto in grado di governarla in nome di una sostenibilità che, va ricordato, deve essere ambientale ma anche economica e sociale. Meno fondi per la PAC, regolamenti sempre più penalizzanti e vere e proprie follie come quelle di certi bandi con cui si vuole remunerare gli agricoltori per non fare il loro lavoro abbandonando i campi, accontenterebbero in pochi anni chi vorrebbe vedere chiuse aziende e allevamenti, senza però dirci dove dovremo in futuro fare la spesa e soprattutto quanto pagheremo il cibo. Oppure, chi terrà curati campagne, boschi e strade, preservando tutti noi dal rischio idrogeologico. Gli agricoltori

italiani, in questo momento, non stanno scendendo in piazza e non credo sia per pigrizia o per mancanza di problemi, che li interessano come e quanto i loro colleghi tedeschi o francesi.

Credo però che in questo momento percepiscano che la politica italiana, attraverso l’azione del governo e di regioni importanti come la Lombardia, per una volta stia dando loro ascolto e priorità, battendo i pugni anche a Bruxelles quando gli interessi della nostra agricoltura vengono continuamente sacrificiati da regole assurde che sembrano fatte apposta per colpirci. Le prossime elezioni europee rappresentano un’occasione, forse l’ultima, per invertire questa tendenza e cambiare paradigma, tornando a mettere il settore primario al centro della programmazione e degli sforzi economici dell’Unione, nell’interesse non solo degli agricoltori, ma delle nazioni, dell’Europa, di tutti noi.

Alessandro Beduschi, assessore regionale all’Agricoltura

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