«Investiamo soldi per le scuole e poi lasciamo a casa i bambini»

La lettera di Osvaldo Folli sul caso di San Martino

Caro direttore,

com’è ampiamente noto, nel Lodigiano si stanno investendo valanghe di milioni di euro in favore di decine di scuole per ristrutturazioni di ogni tipo, nuove costruzioni, importanti strutture come mense e palestre, senza dimenticare la sicurezza antisismica e gli impianti energetici di nuova concezione. Non c’è comune che non sia impegnato in progettazioni e costruzioni di questa natura, rischiando addirittura di mettere in crisi gli uffici tecnici preposti al coordinamento di questi lavori. Si può ben comprendere, allora, lo sfogo e il disappunto con cui il sindaco di San Martino in Strada, Andrea Torza, ha denunciato su questo giornale il fatto che dodici bambini del paese rischiano di restare esclusi dalla scuola materna intitolata ad Alfredino Rampi per mancanza di posto. Probabilmente il provveditore Marco Fassino, regolamento alla mano, avrà le sue buone ragioni nel sostenere che gli insegnanti disponibili per le materne statali della provincia di Lodi non permettono di aprire altre sezioni per coprire le nuove iscrizioni.

Allo stesso modo, però, ritengo abbiano più di una ragione per lamentarsi i genitori dei bambini che rischiano l’esclusione. Il calo demografico sta svuotando le classi (dall’infanzia alla media di I grado è già un dato di fatto), con una tendenza in rapido aumento negli ultimi sette anni, nonostante il contributo dato dai bambini di nazionalità straniera.

«Il lavoro delle donne - ha affermato la ministra Roccella al Corriere della Sera dell’otto marzo - crea ricchezza e contrasta la denatalità che deprime anche l’economia». E come non essere d’accordo? Peccato che il confronto con Paesi come Spagna e Francia (per non parlare dei paesi nordici) ci racconti un’altra storia e ci penalizzi pesantemente sul fronte delle strutture educative per le famiglie, in cui rientra pienamente anche la scuola per l’infanzia, che, se non è una scuola obbligatoria per i genitori, dovrebbe esserlo per uno Stato che si reputa fra i primi dieci al mondo per volume economico.

È auspicabile che, magari ricorrendo a qualche escamotage, sia possibile arrivare a una soluzione accettabile per la scuola di San Martino, magari giocando sui numeri massimi ammissibili per classe, senza ulteriori immissioni di altri insegnanti. Certo si parla molto di centrare gli obiettivi Onu - Agenda 2030 - per un’educazione di qualità, equa e inclusiva, per favorire la maternità e contrastare le culle vuote. Ma, se non siamo capaci di garantire dodici posti in più in una scuola dell’infanzia in controtendenza numerica rispetto al territorio lodigiano, abbiamo già fallito in partenza.

Osvaldo Folli

Lodi

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