«Infermieri dell’ospedale Maggiore: i lodigiani devono scendere in piazza»

Ho seguito con interesse l’ottimo réportage di Cristina Vercellone sulla condizione del personale infermieristico negli ospedali lodigiani. La situazione è veramente allarmante e ci si sta pericolosamente avviando ad un punto di non ritorno.

Le fughe (sia di medici che di infermieri) continuano e non c’è da meravigliarsi: le persone sono trattate come numeri, oggetti, senza rispetto per ruolo e competenze, mossi come buratttini con trasferimenti decisi dalla sera alla mattina senza preavviso e senza motivazioni plausibili.

Emblematica è la vicenda del Pronto Soccorso dove in poco più di un anno sono stati avvicendati 4-5 coordinatori infermieristici. Una sequenza del genere denota non l’incapacità dei coordinatori designati, ma quella di chi compie scelte che sembrano dettate da stato confusionale. Attualmente l’incarico è ricoperto da una figura professionale appartenente ad altra area medica: senza nulla togliere alla professionalità della persona, credo che il Pronto Soccorso, baluardo di tutte le emergenze e crocevia degli accessi ospedalieri, meriti e richieda un coordinatore con formazione specialistica nel settore.

A fronte del continuo scadimento di qualità, delle difficoltà crescenti, della inadeguatezza delle prestazioni erogate e delle continue fughe di personale, la pervicacia dimostrata dalla dirigenza nel negare l’esistenza delle criticità, fa sorgere un tremendo dubbio: alla base non ci sarà una scelta strategica di affossare la sanità lodigiana?

Il dubbio è più che legittimo perché criticità e problematiche si sono manifestate e sono andate progressivamente aumentando dopo che qualche anno fa era stata sollevata dall’incarico la responsabile della direzione aziendale delle professioni sanitarie e sociosanitarie che godeva della stima e dell’apprezzamento generale.

Particolare non trascurabile: non sussistevano le motivazioni per adottare tale provvidemento tanto che l’ASST, come a suo tempo riportato da “Il Cittadino”, a seguito del ricorso proposto dalla professionista, era stata condannata al risarcimento di alcune decine di migliaia di euro.

Altro particolare non trascurabile: contrariamente a quanto avviene in una normale azienda, credo che tale importo non sia stato addebitato a chi ha assunto la decisione sbagliata, ma sia andato a rimpolpare la voce “sprechi” della sanità, che ovviamente gravano economicamente su tutti noi cittadini. Come dire: cornuti e mazziati.

Credo sia giunto il momento per noi lodigiani di scendere in piazza manifestando la nostra totale sfiducia nella gestione della nostra sanità e pretendendo un significativo cambio di passo.

Intanto, scimmiottando Cicerone, chiedo all’assessore regionale: quousque tandem, Bertolaso, abutere patientia nostra?

Che liberamente tradotto in dialetto lodigiano suonerebbe più o meno così: fin a quand, Bertolaso, ne tucarà supurtà certa gent?

Pino Carrera, ex primario di patologia neonatale, Lodi

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