«In Italia muoiono ancora troppi ciclisti:
dobbiamo prestare tutti più attenzione»

La lettera di Graziano Majavacchi

Tra qualche giorno, quando si spegneranno i riflettori sulla tragica morte del campione di ciclismo Davide Rebellin, l’ ennesima vittima sacrificale in bicicletta, tutto ritornerà come prima. Come succede da almeno 10/12 anni, nel 2023 saranno ancora quasi 250 i ciclisti che perderanno la vita sulle nostre strade in incidenti con auto e camion e 16000 quelli feriti, più o meno gravemente.

Una strage assurda, senza soluzione di continuità, con costi umani e sociali drammatici, che non si fermerà. Almeno fino a quando non riusciremo ad estirpare l’intricata “giungla” e la sua legge imperante (vince il più forte), che abbiamo dentro le nostre impermeabili testoline. Di tutti noi, automobilisti e ciclisti; purtroppo, mezzo secolo di frequentazione sulle italiche strade in auto ed in bici, mi inducono ad un forte ma radicato (supportato dai fatti), pessimismo.

Là fuori è un continuo fiorire di offese, dispetti e ripicche reciproche tra automobilisti e ciclisti, “tribù” di utenti della strada che non riescono proprio a parlarsi; velocità pazzesche, mancato rispetto delle distanze di sicurezza, “sfiori” al millimetro, frenate all’ultimo istante, semafori e precedenze “bruciate”, nervi perennemente a fior di pelle. Sembra una “guerra” continua, subdola e infinita che vede ogni giorno soccombere sempre il più debole, cioè chi cammina e chi pedala per strada.

Come dicevo, la legge della giungla; ben vengano allora leggi e regolamenti più severi (sempre attesi ed in ritardo perenne da una politica sempre troppo distante), ciclabili in sede separata ( ora desolatamente deserte perché fanno “calare” la media oraria, pensa te), limiti di distanze e velocità e sanzioni severe. Provvedimenti che potranno certamente aiutare a ridurre gli incidenti ma, senza un vero “scatto culturale” deciso, un netto cambio di mentalità, non si andrà mai alla radice del problema. Per tentare di minimizzare questa straziante scia di dolore e morte, la via da seguire sarà molto lunga; il primo passo ( pedalata, giro di chiave del motore, chiamatela come vi pare), potrebbe (deve) partire dalla scuola; insegnare ai bambini il rispetto reciproco e delle regole, la buona educazione, tolleranza e pazienza. In sintesi: studiare un poco l’educazione civica, materia ormai scomparsa da tempo dai libri e sempre più difficile da trovare nella vita di tutti i giorni. Niente di speciale, concetti semplici e basilari che altri Paesi, prima di noi, hanno già messo in atto e metabolizzato da decenni, ma che qui ( siamo così tanto furbini e pieni di distinguo), non riescono proprio ad attecchire. Sarà forse colpa del funzionamento irregolare dei nostri ormai sfibrati neuroni dotati di sinapsi?? Mah.... eppure non servono certo ricette miracolose o sforzi sovrumani, perché la differenza, in positivo o in negativo la facciamo noi, con le nostre teste. Capire che, quando sei al volante, la vita di ogni persona ( anche quella del ciclista) è più preziosa di un messaggio letto sul cellulare, oppure dei 20/30 secondi “persi” per aspettare di passare il gruppo di bici che occupa la corsia. Oggi pedaliamo in bici, domani guideremo l’auto; siamo sempre noi a prendere le decisioni che faranno la differenza.

Nel frattempo, se siamo in bici, come spesso ci capita, indossiamo sempre il casco in testa (alta), sguardo vigile, luci accese, abbigliamento a colori vivaci, attiviamo il radar e, nel dubbio, tiriamo i freni....Personalmente ormai da parecchi anni frequento principalmente sentieri e sterrati del Lodigiano, scoprendo angoli bellissimi di una bassa sconosciuta ma che vale la pena di vedere. E se un giorno (spero) non troppo lontano, anche l’Italia diventerà un paese per ciclisti e lo schiantarsi in bici contro un pezzo di metallo in movimento sarà soltanto una tragica fatalità, allora potremo capire che la soluzione del problema era “dentro” di noi, perché in fondo siamo un’unica “tribù” di autisti, ciclisti e pedoni, in cammino lungo la stessa strada.....E rallentiamo un po’ tutti quanti, per favore!!

Graziano Majavacchi

Casalpusterlengo

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