IL VIAGGIO «La Bassa lascia sempre a bocca aperta nonostante le ferite dei tempi moderni»

La lettera di Graziano Majavacchi

Metti di fare un breve giretto in solitaria con la tua mountain bike nella Bassa, tanto per far “girare” gamba, tempo e ... testa. Il cielo è terso e la temperatura mite, per essere a fine gennaio e allora via, non possono esserci scuse. Esci da Zorlesco, superando appena fuori paese, i lavori in corso della nuova tangenziale di Casalpusterlengo che, come capita spesso in questi casi, ti lasciano un po’ di sgomento, un retrogusto amarognolo. Posti della tua lontana infanzia e gioventù che non riconosci più, stravolti e cancellati per sempre dalle esigenze ( nostre) di una vita sempre più frenetica, senza pause.

Prima di arrivare a Brembio, infili lo sterrato che porta alla Lovera e poi, sulla stradina vecchia per Livraga ti dirigi, attraversando la provinciale, verso Ca’ de folli. La stretta stradina indugia nella campagna, tra fossi e campi; da lontano osservi il traffico dell’autostrada che fila veloce come i treni ad alta velocità, silenziosi e vicini ma, allo stesso tempo, lontanissimi.

Cascine e case isolate, piccoli paesi con i loro campanili; nel cielo ibis, corvi, aironi, garzette, gallinelle d’acqua e, dentro alle rogge, grosse nutrie nuotano placide. Mentre pedali la mente corre libera, tra razionalità, fantasia, progetti e sogni. Pensi alla grande fortuna di avere questa passione per la bicicletta che non si “spegne” con l’avanzare del tempo, anzi!! Pedalare ti aiuta a vivere, a sopportare meglio le ferite della vita, a pensare al futuro, insomma, a stare un po’ meglio!

Sara’ il ritmo dei pedali, il contatto diretto con la Natura ma in sella ti sembra di vedere e capire meglio le cose; è come fare della meditazione in movimento. I pensieri escono più chiari, precisi, mentre il sudore porta via gran parte della negatività, le ansie e le frustrazioni. Riesci pure ad illuminare certi angoli bui e nascosti del tuo essere e, anche se qualche volta il panorama che vedi non è proprio dei migliori, un po’ di sana autocritica può aiutarti a migliorare, forse. In sella poi, devi prestare sempre l’occhio attento ( “fa bala’ l’og”) alle insidie della strada, buche, sassi, fango, auto e tutto il resto, col pericolo sempre in agguato, pronte a “metterti il bastone tra i raggi”, in una perfetta (ed anche un po’ crudele) metafora della vita.

Ospedaletto Lodigiano e la bassa per Orio litta, e poi l’argine del Po, fino a vedere il Lambro, al suo ultimo chilometro, sotto al ponte della ferrovia. Attraversata la statale arrivi a Pantigliate (foto a sinistra) e, per una volta, ti infili nel piccolo borgo, lasciando che la bici ti porti dove vuole. E, vicinissimo alle anse del Lambro, sopra un sentiero sterrato ti trovi, per puro caso a Fiandra, 2 cascine e 4 case, frazione di Livraga. Un piccolo posto che non avevi visto mai, nonostante il peregrinare incessante in 30 anni di pedalate bassaiole. Una piccola scoperta che ti lascia a bocca aperta, stupito e meravigliato; che bella la bici, come la vita, ti sorprende sempre; dietro ad ogni curva, dopo un dosso, puoi trovare qualcosa di nuovo, di inaspettato. E scoprirlo ti lascia addosso quel buon sapore di una piccola “avventura” che ti riscalda il cuore come quando incontri, lungo queste stradine clandestine della bassa quelle piccole chiesette di campagna, isolate, umili, un po’ dimesse ma che ti fanno sentire, in qualche modo, più vicino alla parola del Cristo.

Ti senti parte integrante, attiva di questo lembo di terra, ti guardi attorno assaporando questi lunghi attimi di una piccola felicità che vorresti far durare più a lungo, ma che corre sulla tua pelle, dentro di te mentre pedali piano sulla tua bici... È qualcosa di profondo, che fa ormai parte della tua vita e che vorresti non smettere mai di provare, perché la fatica che fai si lava via con una doccia (ed una bella dormita), ma quello che senti e provi in sella alla tua bicicletta, ti fa una gran bella compagnia, sempre.

Graziano Majavacchi

Casalpusterlengo

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