«Il nostro medico va in pensione e non sappiamo dove sbattere la testa»

Gentile Direttore,

chiedo un po’ di spazio sul vostro quotidiano per esprimere tutta la mia amarezza per la situazione che si sta creando nei confronti miei e di migliaia di pazienti che come me si troveranno tra pochi giorni a non avere più un medico di base causa pensionamento (come del resto da voi già evidenziato in un articolo recente) e non avere informazioni per trovare una soluzione visto che da parte di ATS non giungono indicazioni precise, in farmacia non hanno più di uno/due nominativi da proporre e sul fascicolo sanitario pure. Ora, penso che la maggior parte di noi sia ormai rassegnata a ricorrere alle prestazioni a pagamento quando si tratta di sottoporsi ad accertamenti diagnostici (ecografie, TAC ecc.) visti i tempi di attesa nelle strutture pubbliche, ma a questo sembra che (come da vostro articolo della scorsa settimana) la Regione Lombardia abbia trovato la soluzione per accorciare questi tempi: porre un tetto ai tempi di esecuzione degli esami diagnostici! (e nel vostro articolo il commento a questa proposta di un primario medico era molto appropriato), ma se io non ho un medico di base che mi prescrive gli esami, non mi visita, non mi prescrive le ricette da presentare in farmacia cosa devo fare?

Ricordo che quando il mio primo medico di famiglia, che mi ha seguito da bambina fino a quando sono stata adulta, era prossimo alla pensione, nel suo studio medico è subentrato il mio attuale medico che si è preso in carico i pazienti che liberamente hanno scelto di rimanere con lui. Oggi che, giustamente, lui va in pensione, io e tanti altri (la maggior parte “diversamente giovani” come me) non sappiamo dove sbattere la testa. Spero che qualcuno ci indichi cosa fare (l’angoscia è tanta).

Grazie per lo spazio concessomi.

© RIPRODUZIONE RISERVATA