IL FUTURO DELLA BASSA «Riusciremo a salvare quel che rimane
da capannoni, cave, discariche e Tir?»

Il commento di Pierluigi Cappelletti

Caro direttore, nel ringraziare per lo spazio che il giornale dà alla nostra lingua materna, segnalo che più di un lettore mi ha pregato di spiegare le cose non solo in dialetto ma anche in italiano, perché, pur parlandolo, gli risulta un po’ faticoso leggere in dialetto. Le chiedo quindi il via libera per una breve sintesi.

In “La Bassa era un paradiso” ho ricordato di come la zona fra Senna, Ospedaletto e Orio Litta è andata via via perdendo la sua identità. I filari di salici lungo le rive dei fossi, i boschi che ricoprivano tutta la golena e la parte bassa di Ospedaletto, le ortaglie e i tanti orticelli del “Padul” di Ospedaletto ben coltivati dalla famiglia Sari e quelli dei “paisàn” lungo la piccola roggia che scende nel “Padul” di Senna, dove lo zio “Murètu” prendeva nelle reti i pesciolini da friggere, sono scomparsi.

I fupòn in golena asciutti fino a due anni fa, grazie alla pioggia sono di nuovo risorti, ma uno è stato riempito di rottami e rifiuti. Stando sull’argine di Guzzafame si vedono i campanili di Senna, Ospedaletto e Corte S. Andrea e Cascina Isolone, un tempo in mezzo alla boscaglia. Le marcite nessuno sa più cosa siano e molti terreni oggi vengono concimati non più con il letame ma coi fanghi, che non si sa da dove vengono né cosa ben contengano, ma fanno risparmiare agli agricoltori soldi e fatica. Le grandi querce e i platani che qua e là si innalzano si contano sulle dita di una mano e ad ogni inverno qualcuno sparisce. Riusciremo a conservare quel poco che c’è ancora per i nostri nipotini? O le discariche e le cave di sabbia, i capannoni e i mezzi pesanti che aumentano come funghi sulle nostre strade cancelleranno del tutto la bellezza e la voglia di vivere nella Bassa?

Il quesito finale non è uno sdolcinato sogno di un ritorno a quando si mangiavano rane, lumache e piccioni, ma piuttosto un grido d’allarme verso il futuro, con la richiesta di maggior attenzione alla qualità dell’aria, delle acque e della terra della Bassa, cioè all’ambiente in cui viviamo, che spero i nostri Amministratori Comunali e Provinciali mettano al primo posto della loro agenda di lavoro.

Pierluigi Cappelletti

Orio Litta

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