I rischi di inglobare il Lodigiano dentro il Milanese

Dopo l’auspicato matrimonio con la città metropolitana

Nel periodico mensile di Confartigianato “Corriere imprese” inserito nell’edizione de “Il Cittadino” di giovedì 30 novembre viene proposto il titolo “Le imprese non hanno dubbi: il futuro della Provincia di Lodi puo’ essere solo con Milano”.

Si tratta in effetti di una posizione da parte delle associazioni di categoria di commercio e artigianato ribadita in più occasioni quando nei mesi addietro si era acceso il dibattito sul futuro del Lodigiano, naturalmente legittima e rispettabile, ma niente di nuovo. Con il referendum costituzionale del dicembre 2016, che ha registrato una massiccia partecipazione con percentuali ben al di sopra della media in riferimento alle più recenti consultazioni, i cittadini hanno comunque sancito che le province devono esistere, rispedendo al mittente il testo di legge costituzionale della cosiddetta riforma Renzi-Boschi, che ne prevedeva l’abolizione. Piaccia o meno.

Certo, oggi come istituzioni “sono nel limbo”, per usare un eufemismo, ma perché così le ha ridotte una legge che le ha svuotate di risorse (il vero scopo, in quanto a risparmio non vi è stato alcun effetto, come certificato a più riprese dalla Corte dei conti) e funzioni prima che gli elettori decidessero sul da farsi, un’anomalia che poteva verificarsi solo in Italia: si aboliscono nella sostanza le Province e poi si chiede ai cittadini se sono d’accordo, questo è quanto avvenuto. L’obiettivo dichiarato – si legge sempre nell’inserto “Corriere imprese” – è quello di “traghettare il Lodigiano all’interno dell’area vasta rappresentata dall’area metropolitana”. Ah sì? E come e chi lo decide? Le associazioni di categoria (che scrivono di rappresentare “la grande maggioranza delle imprese” e quindi non la totalità), gli industriali e basta? Si tratta senza dubbio di una parte importante e autorevole del territorio, ma nella democrazia contano i numeri (e come ha detto qualcuno, il voto di un imprenditore vale quanto quello del suo usciere), e anche se gli associati fossero tutti d’accordo non rappresentano la maggioranza del Lodigiano che, ribadisco, in occasione del referendum 2016 (era “costituzionale”, non di quelli dopo i quali si cambia solo il nome al ministero che gli elettori hanno voluto abolire, giusto per prenderli un po’ per il naso) si è espresso in maniera chiara: la Provincia di Lodi deve continuare. Sarebbe interessante peraltro capire dal punto di vista procedurale come può avvenire, costituzionalmente parlando, il passaggio alla Città metropolitana alla luce dell’esito referendario. Nessuno fornì indicazioni a riguardo prima del referendum costituzionale quando, a dispetto di Assemblee del Lodigiano e discussioni sui possibili assetti futuri, il De Profundis della Provincia di Lodi a favore della metropoli era già stato intonato (e soprattutto deciso), men che meno ora. E non credo basti una dichiarazione d’intenti firmata da varie Associazioni di categoria per modificare la Costituzione: non sono un esperto in materia, ma non mi risulta. Affermare inoltre che “per troppo tempo la Provincia di Lodi è stata la Provincia della sola città di Lodi” non mi trova d’accordo, sottolineando il fatto che, per esempio, dopo la rinascita dell’ente provinciale con l’amministrazione Guerini, i presidenti (il discorso si potrebbe allargare anche ai componenti di giunta) che si sono succeduti a palazzo San Cristoforo (compresi gli ultimi due che non sono stati scelti dagli elettori) non sono originari del capoluogo. Se poi si scorre la lista delle opere realizzate dalla Provincia nel corso degli anni, soprattutto a livello infrastrutturale e viabilistico, la tesi di una istituzione “Lodicentrica” non trova alcun riscontro. Si evidenzia che non esistono alternative a Milano, che l’eventuale unione con il Cremasco, di cui si è parlato, darebbe vita a un ente troppo piccolo.

In realtà, con l’area metropolitana si verificherebbe il contrario, la dispersione in un mare magno dalle incerte conseguenze (vedasi le criticità già emerse nel settore della sanità e non lo dico io, ma un importante esponente politico del territorio), tanto più che la Città metropolitana dal punto di vista del bilancio non presenta una situazione esaltante, con i sindaci dell’ex provincia di Milano che lamentano diversi problemi.

È lo stesso presidente della Camera di commercio metropolitana Carlo Sangalli del resto ad ammettere che “la Città metropolitana è frenata dalla mancanza di risorse”, come peraltro tutte le Province italiane, non solo dunque quella di Lodi, come si vuol far credere. Fossi nei panni delle imprese lodigiane, per tornare al titolo dell’inserto di Confartigianato, io qualche dubbio ce l’avrei.

Per concludere, si rispetti la volontà popolare, restituendo alle Province risorse e funzioni originarie, mettendo mano alla legge Delrio, e ai cittadini il diritto di eleggere chi li amministra a ogni livello.

Stefano Rossi
Lodi

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