«I progetti ex Consorzio agrario ed ex Abb
graviteranno su una stazione inadeguata»

L’intervento del professor Fosso sul progetto del nuovo Esselunga a Lodi

Egregio Direttore,

in margine alle molte critiche ed osservazioni giustamente sollevate da più parti sulla questione del progetto di un nuovo Centro commerciale Esselunga sull’area dell’ Ex-Consorzio a Lodi sento il dovere di esprimere sul tema alcune considerazioni, anche al fine di contribuire a rendere la discussione più produttiva e a stabilire un rapporto tra amministrazione comunale e cittadini collaborativo e non di pura conflittualità, quale invece si sta profilando.

Premetto innanzitutto che come residente nella via San Bassiano, mi trovo in una situazione quasi di conflitto di interessi, sarò infatti direttamente colpito dagli effetti del nuovo insediamento del centro commerciale, così come dall’aumento del traffico e dalla movimentazione delle utenze e dalle continue forniture al nuovo centro. In altre parole dalla subordinazione della vita quotidiana dei residenti di questa parte della città, al ciclo della distribuzione. In una sua assai prevedibile logica, questa potrebbe trasformare l’area compresa tra la linea ferroviaria e la via San Bassiano (strada di quartiere e anche di scorrimento), in una logica settoriale che potremmo azzardarci a definire: logistica!

Non sembri questa un’affermazione esagerata. Alla luce dell’entità della superficie espositiva (2.500 mq) e dell’esperienza di ciascuno di noi nel fare la spesa, stante i più che comprensibili obbiettivi commerciali della società Esselunga, si tratterà di subire gli effetti della dimensione di un centro commerciale di media grandezza, inserito a dieci minuti a piedi da Piazza della Vittoria, al quale occorrerà aggiungere se non subito, tuttavia nel tempo, quanto necessiti di dotazione anche accessoria per: servizi, mezzi, impianti o quant’altro. Sono dunque rimasto molto sorpreso della rapidità con la quale, in piena epoca COVID-19 l’attuale amministrazione ha deciso di accelerare l’iter processuale di questo progetto senza preventive verifiche di sostenibilità ambientale o simulazione urbana e soprattutto di percorrere la strada della pura prassi burocratica predisposta dal Piano di Governo del Territorio. Come se l’Economia, anche quella spicciola e locale, potesse continuare ad ignorare il tema della salute e del riscaldamento globale, due fattori dimostratisi strettamente interrelati e connessi anche alla diffusione del virus alla scala locale. E non basteranno certo un po’ di rotonde a risolvere il sistema del traffico urbano, che si configura invece sempre più congestionato e sclerotico anche a causa di quest’ultime.

Non dimentichiamo che Lodi continua ad essere ufficialmente, la seconda più inquinata città d’Italia, come pure che il Lodigiano risulta tra i primi in graduatoria per la sottrazione del suolo agrario da parte dell’Urbanizzazione e delle infrastrutture (leggi tangenziali e rotonde sulle strade provinciali).

A questo proposito, anche il parere sul Progetto Esselunga, espresso dalla Commissione Comunale del Paesaggio con i soli ed irrilevanti rilievi di mitigazione apparsi sul sito del Comune, risulta a mio avviso minimalista e riduttivo, al di sotto delle comuni responsabilità culturali che il problema Ex-Consorzio offre a tutti noi come tecnici e cittadini di Lodi.

Come dimenticare infatti che esiste una disciplina denominata Archeologia industriale che imporrebbe (e lo dico convinto pur consapevole di un parere anche qui burocratico contrario della Sovraintendenza), di salvaguardare la gloriosa figura storica del vecchio silos ridestinandola e salvaguardando almeno parte della memoria di Lodi quale centro Agricolo-Industriale, mentre invece si da per scontato il suo abbattimento? Con quali vantaggi e benefici?

Ma infine come fingere di non vedere che il progetto dell’area dell’Ex-Consorzio ed il successivo e incombente progetto per l’area Ex-ABB (che seguirà a ruota), gravitano e graviteranno su una Stazione FFSS del tutto inadeguata anche al di sotto di un pur minimo standard di servizio civile.

Forse sarebbe il caso che l’attuale Amministrazione comunale avesse il coraggio di affrontare, condividendolo con cittadini, il tema della destinazione delle due aree, del Consorzio e ABB, predisponendo il progetto urbano complessivo che includa una nuova stazione passeggeri e un nuovo sottopassaggio ciclopedonale, ricollocandovi , d’intesa con le due proprietà sia le funzioni residenziali e di servizio che quelle della distribuzione.

Ciascuno potrebbe allora ricavare secondo le proprie competenze, il proprio utile e il proprio vantaggio, senza danneggiare il bene comune più prezioso e la vivibilità e la sostenibilità dello spazio pubblico urbano oggi sempre più compromesso dalla privatizzazione e dall’aumento delle densità insediative. Non è forse questo il primo compito di ogni amministratore saggio e competente, evitare l’impoverimento e il decadimento di quel prezioso Bene Comune chiamato spazio pubblico urbano?

Mario Fosso

Politecnico di Milano

Professore ordinario di Composizione (in quiescenza)

Architettonica e Urbana

Lodi

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