«È urgente difendere i grandi alberi
che crescono nelle nostre campagne»

La lettera di Pierluigi Cappelletti

In queste settimane si è tornati a parlare molto di alberi. Viali semi secolari tagliati, magnolie spettacolari sparite, alberi potati bene o male ovunque e qualche alberellino esile esile messo a dimora e chissà... se ce la farà a spegnere le sue 50 candeline. Se ne parla molto e cresce la sensibilità comune che nei bambini non è mai mancata, grazie ad insegnanti che onorano la “Festa dell’albero”. Leggo su questo quotidiano che Lodi ha 5 alberi monumentali catalogati e un altro in attesa di entrare nell’olimpo: un po’ pochi.

Da cittadino che ama quel paesaggio naturale del Lodigiano delle “stanze verdi” in via di estinzione, mi faccio interprete di un’altra categoria di alberi: le semi secolari querce, i noci, gli olmi e i platani che ancora punteggiano i campi della Bassa e, ma sempre meno, le rive dei colatori. Ritengo urgente considerare “grandi alberi” anche questi: hanno dai quaranta ai cinquant’anni e meritano di essere tutelati. Sono stati piantati a segnare un confine agricolo, a dare ombra al contadino e restano i testimoni di un’epoca storica: la nostra, l’epoca della gente di cascina, laddove ogni paese della Bassa viveva e prosperava attorno a grandi cascine. Questi alberi che ad ogni inverno diminuiscono di numero, questi alberi che continuano ad assorbire l’ anidride carbonica e a purificare l’aria che respiriamo vanno tutelati.

Per arrivare ad essere considerato “monumentale” un albero deve innanzitutto sopravvivere e continuare a crescere: se noi non valorizziamo e non difendiamo fin da oggi gli attuali “grandi alberi” che si stagliano maestosi da più di quarant’anni al limitare dei terreni golenali e anche lungo i corsi d’acqua, se non troviamo il modo di tutelarli, quelle grandi querce, quei platani e quegli olmi non arriveranno mai a diventare “monumentali”: saranno tagliati per far legna, per non creare pericolo, per facilitare i lavori di pulitura dei canali, per rifare i marciapiedi, per le foglie che danno fastidio per...per ...per.

C’è sempre un “per” e una “per – izia” o due a favore del taglio di piante su terreni pubblici; e c’è un perché si tagliano grandi alberi su terreni agricoli privati. Ma se consideriamo che per decenni ci hanno dato aria più salubre, frescura e letizia d’animo, vale la pena trovare un modo per salvarli senza intaccare i diritti del pubblico e del privato. Aria pura, ombra e serenità sono tre regali gratuiti dell’amico albero: è ora di farne tesoro.

Pierluigi Cappelletti

© RIPRODUZIONE RISERVATA