È ingiusto chiudere la convenzione con Progetto insieme

Comune di Lodi

C’è una preoccupante coerenza nelle dichiarazioni dell’assessore alle politiche sociali del Comune di Lodi. L’intenzione di uscire dallo SPRAR e la decisione di chiudere la convenzione con Progetto insieme, ritirando gli alloggi che ospitano 11 profughi sono in perfetta continuità con le modifiche apportate il mese scorso al regolamento per l’accesso alle prestazioni sociali agevolate, che hanno introdotto misure che rendono l’accesso stesso un percorso a ostacoli per le persone dei paesi extra UE.

Sembra che questa amministrazione intenda porre fine a “un’accoglienza indiscriminata” - dice l’assessore - ma io auspicherei che prima di queste affermazioni la Giunta frequentasse da vicino la modalità di accoglienza che Progetto insieme, SPRAR, come del resto anche Caritas, mettono in atto. Non si tratta di mera distribuzione di vitto e alloggio ma di percorsi individualizzati di inserimento con insegnamento dell’italiano, tirocini formativi, laboratori e attività mirate all’integrazione.

L’Atlante SPRAR 2016 rileva che ormai sono 1100 i Comuni, di qualsiasi colore politico, che accolgono con favore questo sistema integrato di accoglienza per i rifugiati e i richiedenti asilo. Oltre tutto va detto che i Comuni aderenti allo SPRAR godono della cosiddetta “clausola di salvaguardia” perché raggiungono la quota di riferimento di 2 o 3 richiedenti asilo o rifugiati ogni 1000 abitanti e sono meno coinvolti nell’attivazione dei Cas (centri accoglienza straordinaria) su ordine del Prefetto, sicuramente più problematici. C’è quindi una questione di merito che riguarda la qualità dell’accoglienza che si fa in città che non può essere bollata come indiscriminata ma poi c’è il metodo, la strategia politica che tali decisioni sottendono.

Purtroppo si tratta sempre di generare la guerra tra i poveri: se si accolgono i profughi si rubano risorse economiche per aiutare i “lodigiani”. Ma è una triste bugia perché l’accoglienza attuata da SPRAR e Progetto Insieme non sta in piedi con le risorse economiche comunali ma rispettivamente con i fondi del Ministero degli Interni, con il privato sociale, la solidarietà e il volontariato. Eppure nelle serate dell’associazione Lodi Liberale promosse dal vice sindaco, pur difendendo la famigerata differenza tra migranti economici e migranti politici, ho sentito comunque sostenere la necessità per l’accoglienza dei rifugiati e richiedenti asilo.

È davvero triste che una città venga amministrata senza uno sguardo lungimirante: le migrazioni non sono un temporale passeggero che basta scansare chiudendo le porte. Siamo di fronte a un fenomeno ormai strutturale che è solo destinato ad aumentare e una città che non investe in politiche di accoglienza e di integrazione sempre più strutturate e sostenibili rischia la sua coesione sociale e di conseguenza il benessere di tutti i cittadini. Perché ingannare i cittadini inducendoli a pensare che una città dove non c’è spazio per i rifugiati e i richiedenti asilo sarà una città migliore?

La complessità non può essere risolta facendo finta che non esista, va affrontata con progettualità e soprattutto in ascolto delle realtà che in città da anni si impegnano in questo ambito.

Ad esempio che ne è della Consulta dei nuovi cittadini (cioè degli stranieri)? Nelle linee di mandato della Sindaca si legge che “è nostro obiettivo mappare il disagio in città per comprendere più profondamente le esigenze dei più deboli” tra cui gli “anziani, i diversamente abili e gli adulti in difficoltà e rispondere con soluzioni individuali ai bisogni”. Ecco, non credo che possa esistere l’attenzione verso i bisogni di alcuni e non di altri, esiste l’attenzione ai bisogni e basta altrimenti è altra cosa. Così come non esiste la giustizia verso alcune fasce della società e non verso altre.

Se si è giusti lo si è nei confronti di tutti altrimenti non è giustizia, è altra cosa.

Una proposta semplice e concreta: perché non invitare a una seduta di Giunta o di Consiglio Comunale gli operatori di SPRAR e Progetto Insieme e fare esercizio di ascolto e di conoscenza? E magari anche qualche rifugiato o rifugiata che, arrivati a Lodi anni fa hanno avuto modo di integrarsi e progettare un futuro?

La realtà è più vera delle idee dalle quali spesso ci si lascia ingabbiare.
Simonetta Pozzoli
Gruppo Consigliare Partito Democratico di Lodi

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