È arrivato anche il tempo di dragare il fiume Adda

L’alluvione di Lodi 15 anni fa

Quindici anni dopo l’esondazione del fiume Adda, gli interventi di messa in sicurezza del territorio di Lodi dal rischio idrogeologico a mio avviso non sono ancora terminati. Le difese spondali finora realizzate non mettono in sicurezza tutta la città.

É necessario ancora intervenire a valle del ponte cittadino, in sponda sinistra, tutto il tratto fino a dopo la Canottieri per mettere in sicurezza tutto il Revellino.

In sponda destra realizzare il proseguimento della pista ciclabile fino a congiungersi con l’arginello a valle del ponte della tangenziale per mettere in sicurezza tutta l’area Selvagreca - Valgrassa.

Per ambedue gli interventi di messa in sicurezza, è necessario creare il rialzo di 60/80 cm al fine avere una sommità invalicabile da un ritorno di piena duecennale come a monte della città.

Mi permetto però rammentare che l’opera “principe” che mette in sicurezza la città dal rischio idrogeologico è l’abbassamento della briglia a valle del ponte cittadino. Intervento proposto dall’allora Comitato Alluvionati sponda destra (C.Al.Lo), unico intervento in alveo che ha abbassato il tirante idrico fluviale mettendo in sicurezza il territorio. Oggi è un modello di intervento da esportare e far conoscere ad altre città ad alto rischio idrogeologico, ad esempio Roma, città a cui le briglie stanno arrecando non pochi problemi idrogeologici.

Sono certo che si sta lavorando per la vivibilità, o meglio la realizzazione della fruibilità del fiume, che però a parere mio deve essere affiancata da una attenta manutenzione di prevenzione contro il rischio idrogeologico, non più un approccio basato sull’emergenza che ha privilegiato negli ultimi decenni la realizzazione di opere invasive per la riduzione del rischio nelle pianure (cementificazione con difese spondali), ove si trova la maggioranza della popolazione e del patrimonio pubblico e privato, trascurando un approccio basato sull’intervento a lungo termine.

Anche Lodi non si è salvata da queste opere, dopo la catastrofica alluvione del 2002 si sono realizzati manufatti fuori alveo a presidio del territorio dal rischio idraulico, opere, che ora necessitano di una manutenzione periodica e programmata. Mai si è intervenuti con la manutenzione direttamente sul corso del fiume, che combinata con gli interventi realizzati risulta, uno strumento fondamentale per la riduzione del dissesto idraulico, del rischio per le persone, per le cose e per il patrimonio ambientale, nonché per la riqualificazione ambientale del territorio stesso, con positive ricadute anche economiche-occupazionali, coerentemente con quanto previsto dai principi dello sviluppo sostenibile.

Quindi per la totale messa in sicurezza della città bisogna pensare anche agli interventi più sopra segnalati, ed è arrivato anche il tempo di dragare il nostro fiume, bisogna governarlo direttamente in alveo, perchè se nò bisognerà mettere in campo altri interventi faraonici di innalzamento degli argini se non si vogliono correre rischi. Ritengo prioritaria e urgente la regimazione del fiume. Ognuno per la sua sfera di competenza, faccia pesare la sua posizione pro sicurezza. Una nuova possibile alluvione e i conseguenti danni potrebbero avere ricadute giuridiche nei confronti di chi ricopre incarichi pubblici. La conoscenza e la consapevolezza dei cittadini negli anni è aumentata, e una nuova catastrofe, stando così il letto del fiume, potrebbe portare ad avere dei colpevoli: chi non si prodiga per le manutenzioni ordinarie e straordinarie.

Domenico Ossino, già presidente Comitato Alluvionati Lodi (sponda destra)

© RIPRODUZIONE RISERVATA