Dopo sette anni il caso Uggetti ci insegna a rifiutare la deriva giustizialista

La lettera di Stefano Sordi, segretario del Pd di Lodi

Gentile Direttore,

dopo pochi giorni, a mente più fredda, dalla assoluzione da parte della Corte di appello del Tribunale di Milano di Simone Uggetti, del dirigente del Comune Giuseppe Demuro e dell’avv. Cristiano Marini per la vicenda dell’assegnazione della gestione delle piscine scoperte avvenuta nel 2016 (assegnazione molto complicata, come vediamo anche adesso, perché la gestione è poco redditizia e appetibile), vorremmo esprimere alcune riflessioni conclusive. Gioia e sollievo per la chiusura, questa volta definitiva, di un calvario giudiziario e politico durato oltre 7 anni con tre processi con due assoluzioni e quest’ultima finalmente decisiva. Dibattimenti processuali che hanno man mano ridimensionato i fatti fino alle assoluzioni: anche nel primo grado di giudizio, in cui ci fu la condanna a 10 mesi per Uggetti e lievemente inferiori per gli altri imputati, fu riconosciuto “l’interesse pubblico alla soddisfazione del miglior servizio possibile in favore dei cittadini”, confermando di fatto quanto Uggetti aveva più volte ripetuto “di aver agito per l’interesse della città”. Poi l’assoluzione nel primo processo di appello e, dopo la sentenza della Cassazione che l’annullava per insufficienti motivazioni, nel secondo appello quella definitiva.

Assoluzione avvenuta in base all’articolo 131 bis c.p. “per la particolare tenuità del fatto”, cioè un fatto tenue, irrilevante che, come ha spiegato proprio sul suo giornale l’avvocato Gabriele Roveda, significa “che un determinato fatto o una determinata condotta sono talmente irrilevanti da non costituire reati. E non è un perdono, non dice “hai sbagliato, ma fa niente”: no, dice non c’è un reato”.

Un fatto di particolare tenuità ed irrilevanza che in quanto tale non è un reato, sul quale però si era prodotta una grottesca enfasi su “lo scandalo delle piscine”:

- gli arresti del sindaco Uggetti e di Cristiano Marini, membro della società Sporting Lodi. Forse unico caso in Italia di arresto per una presunta turbativa d’asta con una base di offerta di 5mila euro, una cifra irrisoria;

- una clamorosa e smisurata enfasi mediatica e politica a livello nazionale;

- una reazione politica dell’opposizione barbara e persecutoria: processi di piazza all’indomani degli arresti che hanno visto esponenti politici locali dell’opposizione (M5S, destra e civici di destra, esponenti di sinistra) festeggiare con i cartelli sotto la sede municipale, comizi/processi dei 5 Stelle con dirigenti nazionali come Di Maio (che poi nel 2021 si scusò) e Toninelli, cortei della Lega con Calderoli;

- un’interruzione anticipata dell’Amministrazione, con un’alterazione del processo democratico, dopo il rientro di Uggetti in Comune quando si è dimesso da “uomo libero”, con inevitabili danni per la città e 10 mesi di commissariamento;

Comportamenti che mettevano in soffitta la civiltà giuridica in cui, non dimentichiamolo mai, vige la presunzione di non colpevolezza fino alla condanna definitiva.

Se la politica si era allora imbarbarita mischiando il confronto politico con fatti giudiziari ancora da accertare e giudicare, la gente di Lodi invece mostrava un diverso atteggiamento ed anche comprensione dei fatti, pur nel clima di populismo e giustizialismo di quegli anni in cui cresceva a dismisura il consenso di 5 Stelle e Lega.

Uggetti, quando girava per la città, trovava tante persone che neppure conosceva personalmente che gli esprimevano solidarietà e incoraggiamento, avendo capito che non solo non c’era di mezzo un solo euro ma che si era prodotta una situazione abnorme e ampiamente strumentalizzata. Ad essere impressionato dal clamore brutale degli arresti è stato più il ceto politico sul fronte degli avversari (anche per calcolo elettorale) ed anche con alcune reazioni tiepide dalla nostra parte che invece avrebbe dovuto trovare una reazione più forte e convinta.

Quindi finalmente per Simone Uggetti (e per gli altri imputati) il processo è finito anche se rimane il dolore per questi 7 anni di sofferenza e la ferita alla città.

Su questa vicenda, e sui comportamenti assunti, dobbiamo tutti riflettere e trarne degli insegnamenti:

- Essere sempre garantisti e rifiutare la deriva giustizialista. Anche, e soprattutto, quando riguarda i nostri avversari politici, non mischiando confronto e scontro politico con i fatti giudiziari;

- Prendere coscienza del disequilibrio fra la pubblica amministrazione e il sistema giudiziario che spesso condiziona pesantemente il governo della cosa pubblica, come sottolineano da tempo anche molti sindaci del PD.

Stefano Sordi

Segretario PD Lodi

Lodi

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