«Dal 2015 accumulate perdite per 74 milioni e la fusione non basterà»

Gli interrogativi sulla gestione e sul futuro di Bcc Centropadana

I latini dicevano cuius commoda eius (et) incommoda, significando con il loro proverbiale senso della realtà che coloro che per ambizione di ingrandimento hanno voluto più filiali appiccicandole ad un corpo stretto e leggero, ora avrebbero dovuto sopportarne il peso: ma le loro braccia sono troppo esili e sono impossibilitati a sostenerlo.

Ciò nonostante hanno continuato una politica economica di “grandeur” mettendosi nella miglior luce e cercando che fosse la più sfolgorante, nonostante il contatore continuasse a indicare risultati negativi che non erano in grado di sostenerli: infatti, anche il bilancio 2019 presenta una perdita di 5,7 milioni di euro e, si legge sui quotidiani locali, che risulterebbe necessario eliminare ben 13 filiali! In sintesi dal 2015 sono state accumulate perdite di oltre 74 milioni di euro.

Quousque tandem abutere, Catilina, patientia nostra?

La conseguenza che anche il patrimonio netto, che al 1 gennaio 2015 presentava un valore di ben 263,8 milioni di euro ha registrato in questi anni un depauperamento di oltre 141 milioni di euro, assestandosi ad un “modesto” importo di 122 milioni di euro. “Modesto” perché in presenza di crediti deteriorati di oltre 150 milioni di euro, la differenza la lasciamo al lettore...

A ciò ha contribuito anche l’acquisto “inutile” del palazzo di Lodi da adibire a sede per oltre 25 milioni di euro; “bella, se la guardiamo con occhio artistico”, ma eccessivamente inutile per un banca di Credito Cooperativo ed è anche dispendiosa e, assolutamente, inusuale e inadatta da adibire ad uffici e, che, oggigiorno non si saprebbe come disfarsene, considerato anche i costi annuali di gestione eccessivi da supportare.

Non vanno certo tralasciati che in questi anni, nonostante la banca fosse in cattive acque, i cospicui compensi che gli amministratori si sono autonomamente elargiti: dal 2015 a tutto il 2019 compreso i compensi degli Amministratori sono costati alla Banca ben oltre 2 milioni di Euro, senza trascurare i compensi del collegio sindacale che per lo stesso periodo sono costati alla Banca oltre 1 milione di euro.

E vogliamo guardare alle generose erogazioni di denaro. Fermiamoci qui, perché tutto ciò si conclude con un ritorno ignominioso (sembrerebbe l’esercito austriaco in ritirata nella prima guerra mondiale), ma senza avvertire il bisogno di segnarsi il petto con un sincero e leale mea culpa. Alla fine si è rivelata essere un’operazione di mercato che è riuscita a premiare qualcuno (unico merito, discutibile della passata dirigenza), la quale, tuttavia, è stata estromessa d’ufficio da Banca d’Italia, assistita dal ruolo passivo di ICCREA che è stata sorniona ad assistere alla completa debacle della Centropadana, partecipando alle assemblee negli anni precedenti, elogiando gli amministratori, nonostante i negativi risultati, per poi alla fine ergersi sul trono del trionfatore, disconoscendo gli amministratori che fino a poco prima li elogiava e saccheggiando la volontà dei Soci espressa in Assemblea si è impadronita della Centropadana. Purtroppo, la realtà mostra che in questi pochi mesi si sta assistendo ad una passiva ed arida gestione dove manca una politica economica industriale votata al rilancio della Banca.

Del resto… il pane si fa con la farina che si ha…

Proseguendo nella disamina sulla situazione della Centropadana si leggeva sempre sul quotidiano locale “Il Cittadino”, dopo l’approvazione del bilancio 2019, che “il futuro di Centropadana passa dalla fusione con la Banca di Borghetto”, titolo dell’articolo quasi trionfalistico.

Ormai la miopia non è più ammessa e pensare che una “modesta banca”, con tutto il rispetto della banca di Credito Cooperativo di Borghetto, possa arginare tutte le ferite di Centropadana è solo pura utopia.

Il cda attuale, secondo quanto riportato dal giornale locale , avrebbe deciso di cedere 13 filiali; quali?, a che prezzo? a che condizioni?, tutto ciò non è dato a sapere; scelte che sono di carattere straordinario, dove un consiglio di Amministrazione “decimato”, illegittimo e rattoppato dalla silente e prepotente ICCREA, si arroga il potere di prendere decisioni “scellerate” e non condivise con la base Sociale, ovvero con i Soci che sono i veri proprietari della Banca.

Come è possibile fare scelte senza che fosse presentato un piano industriale, un piano che enunci le linee strategiche ed economiche di ristrutturazione e di rilancio della Banca? senza togliere le “mele marce”?

Stazionano nel vertice della Banca personaggi che hanno assistito passivamente alla “debacle” della Banca, senza che all’epoca, queste persone esercitassero il loro dovere per il quale erano stati assunti pur ricoprendo posizioni verticistiche?

La fusione con la Borghetto non rappresenta la panacea dei mali di Centropadana, anzi auguriamoci che la Borghetto non venga trascinata nel vortice della Centropadana.

Questo vuol essere un intervento costruttivo e, possibilmente, condiviso, per iniziare un immediato periodo di revisione e di ripresa, anche assistiti dall’ICCREA, con la quale, per legge, occorrerà disporre i piani strategici ed industriali appropriati, mirati e condivisi con la base sociale e necessari per il rilancio della Banca Centropadana. La saggezza detta le sue regole: le scelte non si impongono ma si condividono!

Avv. Adriano Croce

Dott.ssa Cigognini Silvana

Dott. Mario Rocca

Geom. Pietro Losi

Dott. Andrea Itraloni

Sig. Gianmario Ottolini

Codogno

(nella foto d’archivio l’assemblea del 2019)

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