Città imbrattate e senza cura rendono peggiore la qualità della vita

I muri pieni di graffiti squalificano Lodi

Una città, per essere considerata tale, deve rispondere a mio avviso a una serie di requisiti di cui riporto quelli che mi sembrano i più rilevanti. Diversamente, la città è un agglomerato di case e palazzi, un’accozzaglia di edifici e strade più o meno funzionali e vivibili. La città anzitutto dev’essere inclusiva, composta da persone di varie età, estrazione economica e culturale; dev’essere un luogo accogliente dove ciascuno possa trovarsi a casa propria, senza esclusione alcuna; dev’essere sostenibile con il pensiero al futuro, ma anche con lo sguardo al presente di chi la vive, bambini in primis. I bambini oramai sono pochi (purtroppo!), ma ancora meno è l’attenzione loro dedicata nei piani regolatori. Dev’essere sicura la città, per chi la percorre a piedi, in bicicletta, in monopattino... in macchina. Non è da trascurare infine l’aspetto estetico, probabilmente secondario, ma non marginale e cioè, la città dev’essere bella. Anni fa, di ritorno da un viaggio nell’Europa del Nord, trovai Roma più simile a capitali mediorientali che non a quelle che avevo appena lasciato e, cercando un’improbabile collocazione di Lodi, la metterei nel mezzo. Distante da città scandinave, ma altrettanto lontana da squallide periferie di grandi metropoli. Nel novero delle cose minori, trovo squalificante ad esempio, vedere i muri insudiciati da graffiti incomprensibili, pubblicità fuori posto e marciapiedi insozzati. Dico no all’imbrattamento della città, anche quando è discreto e può sembrare utile, come nel caso di cartelli posti con troppo anticipo per informare del cambio di viabilità in caso di manifestazioni. Insomma, come dicevo, una città deve essere civile ma anche bella, perché per dirla col mitico Catalano, vivere in una città bella è senz’altro meglio che vivere in una brutta città.

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