«Ci servono i dati, non si può mettere in discussione l’uso del contabiciclette»

L’intervento della Fiab dopo le polemiche sul dispositivo di via dell’Acquedotto

Gentile Direttore,

mi permetto di tornare sulla questione del dispositivo conta biciclette che è stato installato in Via dell’Acquedotto e lo faccio ponendo una domanda: perché si contano i ciclisti?

In qualsiasi ambito non è possibile pianificare e programmare strategie vincenti senza avere a disposizione una serie di dati sicuri e continui. È per questo motivo che il data mining (estrazione dei dati) è una delle attività in cui ci sono investimenti importanti anche da parte di operatori economici.

Anche chi vuole puntare seriamente a sviluppare un piano atto a favorire e aumentare l’uso della bicicletta, non può farlo senza avere a disposizione i dati sull’utilizzo del mezzo.

L’ufficio tecnico comunale è a conoscenza del numero di chilometri di piste ciclabili presenti in città, ma difficilmente ha dati certi sul numero di ciclisti che la percorrono. In questo modo abbiamo un divario d’informazioni: conosciamo la dotazione dell’infrastruttura, senza sapere però quanti siano effettivamente i fruitori, non mettiamo in relazione la domanda e l’offerta di ciclabilità.

La nostra associazione, FIAB LODI CICLODI, da tempo raccoglie dati sulla ciclabilità grazie al “Censimento dei ciclisti”. È un metodo puntuale realizzato grazie alla collaborazione di decine di volontari che, per un giorno, contano manualmente quante biciclette passano in luoghi strategici della città, in determinato lasso di tempo. I dati raccolti in un solo giorno, ovviamente, possono essere estremamente variabili perché soggetti alle condizioni meteorologiche del momento: il numero dei passaggi in una giornata di sole sono molto diversi da quelli di una giornata di pioggia. Per questo motivo, siamo stati i primi ad apprezzare il fatto che nel progetto Colleg’Adda, era prevista la posa di ben due dispositivi conta bici. Personalmente credo che il mal funzionamento di un’apparecchiatura elettronica sia da mettere in conto e chi di dovere provvederà al ripristino. Non si può dunque mettere in discussione l’utilità del dispositivo, per i motivi sopraelencati, e vorrei ricordare che questa dotazione era inserita nel progetto Colleg’Adda, finanziato da un bando regionale che premiò il fatto che si erano previsti strumenti di monitoraggio della ciclabilità.

In conclusione, la vera domanda è: dove vedremo installato il secondo conta biciclette?

Giuseppe Mancini

Fiab Lodi Ciclodi

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