«Chi ha lavorato per una vita pagando i contributi oggi è costretto a rivolgersi alla sanità privata»

È certo che affrontare la cosiddetta terza età in un momento storico come quello in cui stanno vivendo le nostre generazioni, è impresa difficile, irta di insidie. Soprattutto se si appartiene alla working class, per dirla all’inglese. Inoltre credo sia altrettanto arduo riuscire a comunicare alle giovani generazioni che noi, nati nel Secondo Dopoguerra, abbiamo toccato il cielo con un dito vedendo cose realizzarsi o già realizzate, ma che per loro, forse, sono addirittura impossibili solo da immaginare.

Cosa significano i due enunciati sopra scritti? Vorrei parlare di sanità pubblica e privata e magari rivolgermi a un ventenne italiano di classe non agiata. Per farlo, oggi bisogna riuscire a trovare una cifra, un linguaggio appropriato. Si potrebbe chiedere al nostro giovane interlocutore: è giusto che tuo padre e tua madre, giunti alla pensione, si paghino visite specialistiche, esami e spesso anche i farmaci? Lavoratori di una vita in fabbrica, o in ufficio, che hanno donato il loro tempo e la loro energia al lavoro subalterno, in cambio di salari spesso al limite della dignità, pagando tasse e contributi, compresi quelli per il Servizio Sanitario Nazionale, sono ora costretti a indirizzarsi presso le strutture private, a suon di centinaia o anche migliaia di euro. Infatti, per sostenere una risonanza magnetica o un intervento chirurgico presso una struttura pubblica, occorre aspettare mesi o anni, col rischio concreto, nei casi più gravi, di arrivare fuori tempo massimo. Capirebbe il nostro giovane lettore il senso di un simile ragionamento?

Sono convinto di no. Non capirebbe. Direbbe che è giusto avere un sistema alternativo e a pagamento. Lui è nato e cresciuto in un paese dove lo Stato Sociale è stato completamente distrutto. Dove, se hai la fortuna di avere un reddito, ti puoi permettere l’assicurazione sanitaria integrativa, o magari quello che oggi padroni e sindacati chiamano Wellfare aziendale, che comunque non garantisce in toto il servizio gratuitamente. Allora si potrebbe dire al nostro giovane interlocutore, che tutto questo è già avvenuto nel passato del nostro Paese. Che nelle grandi fabbriche, parliamo degli anni ’50 inizio ’60, si aveva la Mutua Interna, alcune aziende disponevano addirittura di un Ospedale per i dipendenti e per i loro familiari. È stata la coscienza civile collettiva e la grande spinta solidaristica di quella generazione di lavoratori che ha indirizzato la Società italiana verso la creazione di un Sistema Sanitario Nazionale gratuito e per tutti.

Gratuito e per tutti, dai Berlusconi e Agnelli ai Mario Rossi e Gennaro Esposito, dai miliardari agli indigenti. Però a un certo punto, abbiamo perso l’orizzonte. Il futuro sembrava roseo e le conquiste sembravano inalienabili, invece mano a mano che cambiavano le generazioni, la working class si era illusa di essere diventata middle class e ci siamo fatti ingannare dalle sirene che cantavano le lodi al Liberismo economico. Meno Stato più Mercato, trillavano. Così i soldi della Sanità pubblica, come quelli della Scuola pubblica, così come quelli per le case popolari o come quelli per un lavoro sicuro e dignitoso, venivano dirottati verso la Sanità e la Scuola privata, se non verso i profitti delle Imprese anziché verso il salario dei lavoratori, oppure verso i fabbricanti di morte, quell’industria bellica ingorda di denaro pubblico. Mettete dei cannoni sui vostri fiori, potrebbero cantare le generazioni di oggi. Esattamente l’inverso di ciò che cantavano quelle contestatrici dei “favolosi ’60”.

La realtà odierna, questo ci racconta. Molte multinazionali della Salute hanno già predisposto finanziamenti che andranno a distruggere definitivamente la Sanità Pubblica. La tragedia sta nel fatto che si compie un balzo indietro, di cento anni, rispetto a un Diritto alla salute per tutti inciso col sangue dei partigiani sulla Costituzione Repubblicana. La tragedia nella tragedia sta nel fatto che tutto ciò, ovvero l’enorme profitto ricavato e reinvestito, avviene anche e soprattutto grazie al denaro dello Stato, ovvero le tasse di chi subisce questa enorme ingiustizia.

(La lettera è stata sintetizzata per esigenze di stampa)

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