CASALE «La nuova tangenziale rappresenta una lunga ferita nella campagna»

La lettera di Francesco Dionigi

Una lunga ferita nella campagna bassaiola, una ferita di una decina di chilometri forse necessaria ma incapace di trovare le nostre radici. Una ferita che passa ad ovest di Casalpusterlengo quando a tutti sembra essere chiaro che il percorso più corretto, meno impattante, doveva essere ad est di Casale e della sua frazione Zorlesco. Ma tant’è.

La memoria è sempre troppo corta, come corta è la storia e la memoria dei luoghi che la ferita tocca, attraversa, interseca senza trovare quelle radici che leggenda e racconti sostengono debbano esserci, e questo è quantomeno strano.

I lavori in corso dovrebbero “impattare” sulla antica via Mediolanum-Placentia strada, che era lunga circa 40 miglia romane ed il cui scopo era quello di mettere in comunicazione Milano con l’Emilia, ed in particolare Piacenza da dove partiva la via Emilia e quindi con Roma.

In effetti il percorso della tangenziale passa vicinissimo alla Cascina San Nazzaro di Zorlesco, in comune di Casalpusterlengo, uno dei luoghi più antichi, ma al tempo stesso ignorati dalla storiografia ufficiale, del nostro territorio lodigiano.

Lo confermerebbero gli scritti di alcuni storici dei secoli scorsi tra cui il codognese Lorenzo Monti nel suo Almanacco Codognese (1800), padre Filippo Briezio ne i “Parallei di vecchia e nuova geografia” (1600), Thomas Mommsen ne “Inscriptiones Gallie cisalpinae” e Peter Wesseling nel volume “Vetera Romanorum intineraria”: secondo gli insigni studiosi, proprio dove c’è ora la cascina San Nazzaro, in epoca romana esisteva la stazione “Ad Rotas”, che insieme a quella di “Tres Tabernae” formavano i punti di riferimento sulla antica strada romana che da Piacenza conduceva a Laus Pompeia, l’attuale Lodi Vecchio.

In verità i pareri degli storici basano la loro ricostruzione su di un antichissimo volume “L’Itinerario Gerosolimitano”, scritto nel consolato di Dalmazio e Zenofilo che corrisponde all’anno 333 dell’era cristiana. Un insediamento che fu in ogni caso l’agglomerato originario del centro di Zorlesco con l’edificazione successiva di un castello e di quella che fu la Chiesa parrocchiale, fino all’anno 1563, del borgo, con il conseguente cimitero, ora, a distanza di secoli, “insidiato” da questa nuova strada.

Ma non solo. Il nuovo percorso della Via Emilia “sfiora” l’antico Castello di Zorlesco sulle cui fondamenta nacque la Villa Vistarini-Biancardi, splendida villa edificata per conto della famiglia di proprietari terrieri Biancardi da parte dell’architetto Ernesto Pirovano ai primi del ’900, in stile Liberty eclettico, con evidenti riferimenti al Medioevo, al Gotico e al Rinascimento. Tra storia e leggenda si parla di antichi camminamenti sotterranei che collegano la villa alle Cascine Olza e Del Lago, che venivano usati dai proprietari in caso di fuga ma anche di questo non sono emerse tracce, sebbene in molti, siano disposti a testimoniare di aver visto l’imbocco di questi passaggi.

Radici antiche di un territorio che sta ogni giorno che passa perdendo la sua identità.

Sempre più compromesso da logistiche, capannoni, superstrade tristemente di transito veloce.

Francesco Dionigi

Casalpusterlengo

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