«Al Pd serve il coraggio di cambiare:
ecco perché voterò Elly Schlein»

La lettera di Mauro Soldati

Dobbiamo tornare a costruire e a rappresentare una speranza e per farlo il PD deve avere il coraggio di cambiare, cambiare davvero, ecco perché voterò Elly Schlein alle primarie aperte del 26 febbraio.

Di fronte ad un elettorato sfibrato e deluso, il suo messaggio è quello che a mio parere interroga meglio e con più forza molte delle sfide del nostro tempo: come coniugare la lotta per la giustizia sociale con l’urgenza della giustizia climatica, come tenere viva la critica ad un paradigma economico e di sviluppo che produce a ripetizione disuguaglianze, come mobilitare nuove energie verso un impegno di giustizia soprattutto per i più giovani.

Nell’Italia di Giorgia Meloni, che ha già dimostrato il suo volto, credo sia necessario chiedersi in concreto quali siano i meriti e i bisogni che non hanno rappresentanza e che la destra al governo lascia indietro, come ridare forza a una politica che va nella direzione opposta rispetto a quella di un pluralismo diffuso, con partiti sempre più personali, monoculturali e autoreferenziali, come ridare rappresentanza e potere di scelta a cittadini sviliti da leggi elettorali vergognose, come i vari Porcellum prima e Rosatellum poi.

Sta nella possibilità di rigenerare una sinistra critica e di movimento, non di testimonianza ma di governo, con una cultura politica unitaria, non settaria, la svolta per affrontare le grandi necessità e le grandi riforme di struttura che chiamano il nostro Paese ad avere lo sguardo del giorno prima, non quello che il giorno dopo prova a mettere una toppa.

L’equivoco negli anni passati, spesso e infatti, per noi è stato qui. Una subalternità al presente. Una gestione dell’esistente, senza una visione su come la politica possa indirizzare innovazioni e opportunità, mettendole al servizio della persona e non del suo sfruttamento. Questa fase congressuale, che negli iscritti del Lodigiano ha visto Bonaccini prevalere di soli 52 voti assoluti, nonostante il sostegno a suo favore della quasi totalità del gruppo dirigente locale, ci dice che la partita è apertissima e ci dà un messaggio molto importante, i cui prodromi li abbiamo visti fin dalla costituzione del Comitato “Il Lodigiano per Elly”, ovvero: oggi molto di noi è fuori da noi, nel terzo settore, nell’associazionismo, nella società civile. Bisogna aprirsi e rinnovarsi, non c’è alternativa. Non si tratta di fare una resa dei conti identitaria, ma di essere comprensibili e coerenti. Le primarie del 26 febbraio, infatti, non sono una semplice sfida per un o una leader, fra riformismo e radicalità, come qualcuno cerca di banalizzare, ma su come cambiare un modello di sviluppo neoliberista che si è rivelato insostenibile.

Per farlo, bisogna avere il coraggio di guardare in faccia e sino in fondo la sconfitta delle ultime politiche, senza pensare che sia sufficiente qualche aggiustamento, che sia colpa di Calenda o Renzi o del M5S. Le elezioni, infatti, ci hanno detto che non è sufficiente parlare di lotta alle diseguaglianze, lavoro, ambiente, diritti se poi nelle esperienze di governo non siamo riusciti a ottenere risultati tangibili, apparendo persino come il partito dei garantiti.

La proposta di Elly Schlein invece è netta su lotta alle diseguaglianze e alla precarietà, per la transizione ecologica e i diritti civili e rappresenta un rinnovamento reale, non una stupida rottamazione del gruppo dirigente. Tra chi propone risposte rassicuranti per noi, con codici e procedure note e il richiamo al rinnovamento all’interno dell’esistente, quindi, io preferisco Elly Schlein, che invece propone e rappresenta una vera discontinuità, che parla anche fuori di noi e può innanzi tutto aprirci e riconnetterci con chi ci ha abbandonato o non ancora scelto.

Per fare tutto questo, naturalmente, non basta Elly; non basta delegare. Serve il contributo di ciascuno/a, oltre all’augurio che quella domanda inevasa che si pongono in molti, emersa anche col drammatico astensionismo delle ultime regionali, trovi una risposta, una possibilità di impegno, anche tramite queste primarie, rispetto al ruolo che ognuno/a intende avere nella società in cui viviamo, tanto più se la si vuole alternativa al modello proposto dalla destra.

Chiunque vincerà avrà il pieno sostegno di tutti, ma non ho dubbi che se dovesse prevalere il voto per Elly Schlein saremmo di fronte a un cambiamento epocale per la sinistra e per il Paese, perché per la prima volta una giovane donna, autonoma e forte del suo percorso, si troverebbe alla guida del principale partito del centrosinistra, con inevitabili cambi di prospettiva nei rapporti politici e per di più in grado di attualizzare valori e battaglie storiche senza ripetere ricette trite e vecchie di decenni, né tantomeno, com’è successo, rincorrendo la destra con le sue ricette separatiste, ultrafederaliste e neoliberiste.

Mauro Soldati

Partito Democratico Lodi

Lodi

© RIPRODUZIONE RISERVATA